Siria: mons. Nassar (Damasco), “Maestro, non ti importa che noi moriamo?”

La Siria, devastata dalla guerra e soffocata dalle sanzioni economiche, è come una barca che affonda nella tempesta. E ai discepoli di Cristo che sono in Siria, in questa condizione, affiorano alle labbra le stesse parole rivolte dagli Apostoli a Gesù, nell’episodio evangelico della tempesta sedata: “Maestro, non ti importa che noi moriamo?”. Su questa analogia, mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, ha focalizzato il suo messaggio di Quaresima, che nel calendario liturgico della Chiesa maronita ha inizio lunedì 15 febbraio. “Sembra che la guerra siriana”, si legge nel testo rilanciato da Fides, “sia la tragedia più crudele che il mondo abbia mai visto dalla seconda guerra mondiale. E dopo l’esaurirsi della violenza, è in atto una dura guerra economica volta a soffocare ogni speranza e raddoppiare le sofferenze dei piccoli”. L’arcivescovo maronita riporta in breve i dati che attestano le dimensioni della tragedia siriana: i “950mila morti”, che “hanno gettato le nostre famiglie nel dolore, destabilizzandole”; più di “200mila dispersi tra cui due vescovi e quattro sacerdoti, un incubo per parenti e amici che non conoscono il destino dei loro cari”; 13 milioni di rifugiati, 95mila mutilati gravi alle prese con emergenze psicologiche e medico-sociali insostenibili; due milioni e mezzo di case distrutte o rase al suolo, con le macerie che danno ai centri abitati l’aspetto di città morte. E poi, il blocco e le sanzioni economiche, che “soffocano soprattutto le persone più deboli”, private anche degli aiuti che potrebbero arrivare da amici e parenti all’estero. Il crollo della valuta locale, l’inflazione dilagante e il Covid-19 fanno il resto”, aggiunge l’arcivescovo Nassar. “Dentro questa desolazione – prosegue il messaggio quaresimale – i piccoli e i poveri, mentre provano a curare le proprie ferite, in silenzio gridano al Signore ‘Maestro, non importa a te che noi moriamo?’”. Nella situazione di oggi, conclude l’arcivescovo Nassar, “la Chiesa che è in Siria, continua il suo cammino e la sua opera di servizio nei campi della salute e dell’educazione, nell’accompagnamento delle famiglie, nel sostegno di carità per i più deboli. Mentre nelle veglie di adorazione rende grazie a Dio, sperimentando nei doni di grazia ricevuti che se il mondo dimentica la Siria, il Signore guarda e non lascia affondare la barca”.

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