Ecumenismo: quinto anniversario dell’incontro a L’Avana. Mons. Fisichella (Santa Sede), “a noi la responsabilità di essere vicini e dare parole di speranza”

“Siamo tutti sulla stessa barca, ma a noi compete la responsabilità di essere presenti e vicini per dare una parola di speranza e di conforto. Come diceva la Dichiarazione: ‘Il mondo attende da noi non solo parole, ma gesti concreti’. Per questo motivo la nostra azione pastorale richiede che sappia fare sintesi dell’annuncio ma anche della concretezza dei segni che lo rendono credibile presso il nostro contemporaneo”. È quanto ha detto mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, intervenendo questa mattina alla conferenza online “Chiesa e pandemia: sfide e prospettive” promossa in occasione del quinto anniversario dello storico incontro a L’Avana tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. “È urgente – ha osservato mons. Fisichella – recuperare in questo frangente la dimensione spirituale che permetta di offrire un senso a quanto l’umanità sta vivendo”. “L’esperienza della pandemia ha messo a dura prova le nostre forme tradizionali con cui vivere l’esistenza cristiana, e i nostri fedeli richiedono una risposta che sia nello stesso tempo carica di intelligenza e capace di rispondere all’ansia e alla paura che la pandemia ha generato. Perché questo avvenga, è necessario anzitutto avere piena consapevolezza di essere figli del proprio tempo. Solo così si riesce ad agire dall’interno delle problematiche che animano l’ansia dell’evangelizzazione. Non ci si pone al di sopra del fenomeno, ma lo si vive intensamente per captare oltre al limite anche gli aspetti positivi che può portare”. Secondo il responsabile del dicastero vaticano, “evangelizzare in tempo di Covid offre anche la possibilità per verificare quante esperienze positive sono state realizzate in questi mesi. Possiamo affermare che gran parte delle nostre popolazioni hanno reagito con grande senso di responsabilità mostrando una creatività spesso sconosciuta. Sono innumerevoli le testimonianze di volontariato che abbiamo davanti agli occhi: medici, personale infermieristico, religiosi e religiose, gente comune, giovani e anziani, persone vicine di casa, famiglie costrette a vivere dentro appartamenti di pochi metri quadrati… insomma, abbiamo sperimentato la grande forza di risorsa interiore che ha permesso di vivere il tempo della pandemia”.

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