Forum della democrazia: Dalit Wolf Golan (EcoPeace), in Medio Oriente “molti dei conflitti sono alimentati dalla scarsità di acqua”

(foto archivio)

(Strasburgo) Tempo di laboratori nella seconda giornata del Forum mondiale della democrazia organizzato dal Consiglio d’Europa sul tema “la democrazia più salvare l’ambiente?”. Dopo una giornata a riflettere sulle questioni di fondo, oggi la parola è passata alle iniziative della società civile che a livello locale e regionale evidenziano il rapporto tra democrazia e protezione dell’ambiente: dalle assemblee dei cittadini, alle imprese verdi, dall’advocacy alla formazione, dalle foreste alle città, dalla Francia al Camerun, dall’Ucraina al Kirghizistan passando per il Medio Oriente. Da qui, per esempio, arriva l’esperienza di “EcoPeace Middle East” che Dalit Wolf Golan ha raccontato in un laboratorio su “gestire le risorse naturali per prevenire i conflitti”. EcoPeace “è una organizzazione unica perché è formata da israeliani, giordani e palestinesi che lavorano insieme”, 50 persone in 3 uffici a Al Bireh, Amman e Tel Aviv in un’azione che tiene insieme ambiente e peace-building. “La regione è quella con meno acqua al mondo e più conflittuale al mondo”, ha spiegato Dalit, in un legame che è indiretto ma reale: “molti dei conflitti della regione sono alimentati dalla scarsità di acqua, problema che è più difficile da affrontare quando ci sono conflitti”. “La situazione peggiorerà, perché la crisi climatica sta colpendo la nostra regione più duramente”: l’aumento di 2° è già stato sperimentabile nell’ultimo decennio e le previsioni sono di una crescita delle temperature da 4° a 6° nei prossimi anni. Insieme alle pesanti alluvioni che si succedono, ciò genererà “un collasso della natura, una minaccia alla sopravvivenza”. Imperativo è “superare le sfide geopolitiche per affrontare la crisi climatica”. Ecopeace ha lanciato il “green-blue deal” per il Medio Oriente, con 4 progetti concreti: sul modello della nascita dell’Ue, si stanno sostenendo meccanismi di scambio delle risorse di acqua ed energia tra i Paesi; per contrastare la morte del fiume Giordano, si lavora per ridurne l’inquinamento; un progetto ruota al tema dell’acqua (con la Palestina che riceve acqua pulita a intermittenza mentre Israele ha grandi capacità di desalinizzazione e riutilizzo delle acque reflue), un altro riguarda il coinvolgimento dei giovani e la loro formazione. Sono esperienze e iniziative “di intelligenza estrema”, ha commentato Pierre-Alain Fridez, presidente del comitato sulle migrazioni e rifugiati dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, perché cruciale sarà sempre più “costruire resilienza” sostenendo le persone sul posto nella ricerca di soluzioni praticabili per far fronte alla crisi climatica.

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