Giorno della Memoria: Di Segni (Ucei), “emozionarsi non solo per il dolore degli altri del passato ma riconoscere anche quello di oggi”. Il ricordo di Willy e Antonella

“Vediamo giovani e insegnanti che in maniera commovente e importante sono impegnati in questo percorso di memoria nelle scuole e nelle istituzioni. Ne dobbiamo prendere atto e rendere omaggio. Ma vediamo al tempo stesso giovani che continuano a perseguire il percorso di odio che non è rivolto solo agli ebrei. Vorrei ricordare Willy, il ragazzo che è stato massacrato e ucciso di odio. Fare memoria della Shoah allora non è solo sapere, conoscere, emozionarsi per il dolore degli altri del passato ma riconoscere questo dolore anche oggi”. Lo ha detto Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), intervenendo questa mattina alla tavola rotonda “Fascismi di ieri e fascismi di oggi”, organizzata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in collaborazione con l’Ucei in vista del Giorno della Memoria. “Così come ci sono morti programmate, perpetrate, volute e organizzate – ha detto Di Segni -, ci sono al contrario morti per il nulla, morti nel silenzio assoluto come è accaduto alla bambina di 10 anni a Palermo (Antonella, ndr). Anche queste morti pesano sulle nostre coscienze perché vuol dire che c’è un vuoto, una mancanza di orizzonte ed è su quello che deve essere posta oggi l’attenzione degli educatori ma anche dei legislatori”. Nel concludere la tavola rotonda, la presidente Di Segni si è quindi rivolta ai giovani invitandoli a scoprire “l’amore per la vita”. Parlando invece del tema al centro della tavola rotonda, ha osservato: “Ci siamo resi conto della necessità di questa riflessione per aprire gli occhi su quello che accade oggi”. In particolare la presidente dell’Ucei ha segnalato due aspetti: “Da un lato, il non conoscere il passato dell’Italia e il terreno fertile che ha consentito lo svolgersi della Shoah anche in Italia. Dall’altro, le forme di nostalgie a qualcosa che neanche si conosce ma che si esplicitano con simboli, frasi e manifestazioni che devono preoccupare noi istituzioni ebraiche, la società italiana nel suo insieme ma anche i legislatori italiani e il governo nello specifico”.

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