Porti: lavialibera, “Ancona, Cagliari, Genova e Gioia Tauro gli scali marittimi più sfruttati dalla criminalità”

“Sui 351 porti presenti in Italia, ben 50 (circa il 14% del totale) sono stati oggetto di una qualche proiezione di gruppi criminali. Non si tratta solo di porti minori, anzi: alcuni sono identificati come di ‘rilievo nazionale’ per la loro importanza amministrativa e altri come di ‘rilevanza nazionale’ per la loro centralità economica”. Lo evidenzia una ricerca pubblicata su lavialibera.it, il sito della rivista di Libera e Gruppo Abele. Proprio i dati relativi a quest’ultimo tipo di scalo sembrano assumere un particolare significato, poiché “nel periodo tra il 2010 e il 2017 in circa il 43% dei porti di rilevanza nazionale si è manifestato l’interesse di gruppi di criminalità organizzata (25 sui 58 catalogati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti)”. Si tratta, dunque, “di un interesse diffuso e marcato, soprattutto nei porti strategici per l’economia del paese. È possibile affermare che ogni anno circa il 4% dei porti italiani è oggetto di qualche interesse criminale. Un dato che diventa ancor più preoccupante se guardiamo ai soli porti di rilevanza nazionale, poiché la percentuale sale al 24%”.
La frequenza dei riferimenti a ciascun porto nel corso del tempo mostra come “alcuni scali sembrano essere stati costantemente sfruttati dalle organizzazioni criminali: Ancona, Cagliari, Genova e Gioia Tauro sono presenti in tutte le relazioni analizzate. Anche i porti di Salerno e Taranto compaiono quasi sempre (in 11 relazioni), così come Livorno, Napoli, Olbia e Trieste, presenti in 10 report. La mappa che ne deriva conferma che le proiezioni della criminalità organizzata all’interno dei porti sono diffuse in tutto il territorio nazionale, da Nord a Sud del Paese, nelle coste tirreniche e adriatiche, a prescindere dalla regione in cui il porto è insediato”.
Se si guarda a quanto avvenuto negli ultimi quattro anni, però, si possono riscontrare alcune variazioni. Infatti, “mentre la parte alta della classifica resta invariata, alcuni porti non vengono più menzionati, mentre, come Vado Ligure e Savona, mai citati fino a quel momento, iniziano a comparire con una certa costanza. Questo può far ipotizzare un processo di diversificazione ed espansione delle attività della criminalità organizzata anche in differenti scali. Una tendenza che può avvenire per diversi motivi, sicuramente legati al funzionamento stesso del porto: la dimensione economica, il contesto politico e istituzionale, le opportunità criminali create dagli attori operanti all’interno dell’area. Non è solo l’elemento geografico a fare la differenza, ma il contesto portuale”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia