Coronavirus Covid-19: Spallanzani, “primi riscontri su efficacia vaccini contro varianti sembrano positivi”. In futuro possibile “convivenza” con il virus

La risposta immunitaria del vaccino, “tarata” sulla proteina spike del Sars-Cov-2, “selvaggio” isolato in tutto il mondo (Italia compresa) nel gennaio 2020, sarà efficace anche contro la proteina spike “mutata” contenuta nelle più recenti varianti virali? A questa domanda “la risposta onesta” è “non lo sappiamo ancora. I primi riscontri sembrano positivi: in uno studio per il momento pubblicato solo in preprint Pfizer e Biontech hanno creato due pseudo-virus, uno con le caratteristiche del ceppo di Wuhan e l’altro con le mutazioni della variante inglese, e hanno riscontrato che gli anticorpi prodotti dal vaccino Pfizer hanno lo stesso effetto neutralizzante su entrambi”. Lo afferma la direzione scientifica dell’Inmi “Lazzaro Spallanzani” in un articolo di approfondimento sulle mutazioni del genoma virale del Sars-Cov-2, pubblicato sul sito di divulgazione scientifica www.scienzainrete.it. Altra buona notizia è che i vaccini contro il coronavirus, specialmente quelli realizzati con tecnologie di ingegneria genetica sono “facilmente adattabili ai nuovi ceppi virali”. Una ragione in più per “potenziare la sorveglianza genomica della pandemia e incrementare il numero dei sequenziamenti, con l’obiettivo di inserire nei futuri vaccini le sequenze ‘aggiornate’ dei geni presenti nei ceppi virali dominanti. Qualcosa di simile a quanto avviene ogni anno con il vaccino anti-influenzale”.
Sull’evoluzione della pandemia non si sa ancora nulla, ma se le misure di contenimento e mitigazione non riusciranno a realizzare la completa eradicazione di questo virus, “uno degli scenari possibili è che esso diventi endemico”. Ad oggi, si legge nell’articolo, “esistono, oltre al Sars-Cov-2, altri sei coronavirus in grado di trasmettersi da uomo a uomo”. Due “sono stati contenuti e non hanno mai avuto una diffusione sostenuta; gli altri quattro invece hanno una circolazione endemica” ma causano solo semplici raffreddori o manifestazioni para-influenzali. Di fronte al Sars-Cov-2 “il nostro arsenale immunologico è sguarnito”, ma “con il tempo e col progredire della vaccinazione”, secondo gli esperti “si potrebbe costituire un substrato di immunizzazione” in grado di attenuare i sintomi. Non “una immunità di gregge”, bensì una “convivenza” con un virus le cui manifestazioni cliniche verrebbero a quel punto derubricate alla voce “malanno di stagione”.

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