Ordinariato Militare: mons. Marcianò a Guardia di Finanza, “vocazione meravigliosa proteggere il bene comune. Giustizia parta dai poveri”

“La giustizia è la vostra missione, una logica di giustizia in grado di vincere l’ingiustizia che sembra sempre più dilagare e imporsi, condizionando pesantemente la vita delle persone e l’organizzazione della città dell’uomo. È una vocazione meravigliosa proteggere e custodire il ‘bene comune’, ovvero il bene di ciascuno e di tutti, che si profila come risposta efficace e consolante in questo tempo di peculiare crisi generata dalla pandemia”. Lo ha detto l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, celebrando ieri sera a Roma la festa di San Matteo, patrono della Guardia di Finanza. Rileggendo l’esperienza della vocazione di San Matteo che, dopo l’incontro con Gesù passa “da una giustizia autoreferenziale, concentrata unicamente sulle finanze, a una giustizia che guarda all’uomo”, l’arcivescovo castrense ha ribadito che “il mondo dell’economia, della finanza, diventa giusto solo se non perde lo sguardo sulla persona, su ogni persona umana, vista nella sua integralità e dignità. Quella persona alla quale la giustizia retributiva chiede sia riconosciuta la possibilità di lavoro e onesto guadagno; quella persona dalla quale la giustizia contributiva esige la tassazione che consente di partecipare al bene della comunità civile”. Mons. Marcianò ha poi ricordato il sacrificio di “tre testimoni, tre volti di uomini profondamente giusti, il giudice Rosario Livatino, padre Pino Puglisi, parroco a Brancaccio, e don Roberto Malgesini di Como. Testimoni di legalità, di contrasto alla cultura mafiosa, di pace e di servizio agli ultimi. Tre esempi di “giustizia”, la stessa che “Gesù ci propone, anche dal punto di vista dell’organizzazione economica della città dell’uomo”, giustizia che “parte dai poveri, raggiunge i poveri; ci lascia inquieti fino a che non si siano trovati leggi e modalità organizzative in grado di salvaguardare i poveri. Sembra un andamento in perdita per la nostra società, basata sul possesso, sul successo e sul potere; tuttavia – ha concluso mons. Marcianò –, se ci pensiamo bene, è l’unica unità di misura capace di promuovere quel bene comune al quale la giustizia deve tendere, senza paura e senza inganno, e che, alla fine, sarà il bene di tutti e di ciascuno – dei poveri, dei ricchi e del creato –, dentro il bene più grande della solidarietà fraterna”.

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