Coronavirus Covid-19: card. Bassetti, “oggi ci troviamo in un deserto globalizzato”

“Oggi ci troviamo in un deserto che non abbiamo scelto, che ci appare pieno di pericoli mortali e del quale non si vede ancora la fine”. Con questa metafora il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha definito il tempo del Coronavirus, in cui “la Chiesa condivide con l’intera umanità questa improvvisa condizione di deserto globalizzato”. Nell’omelia della mesa celebrata a Rieti, in occasione della festa di Sant’Antonio di Padova, il cardinale ha fatto presente che “nel tempo appena trascorso, anche se i presbiteri non hanno cessato di offrire nella celebrazione quotidiana dell’Eucaristia il corpo di Cristo per tutti, pregando incessantemente per il bene della Chiesa e del mondo, il fatto che a molti fedeli sia mancata la possibilità di nutrirsi del ‘pane del cielo’ ha indubbiamente fatto crescere il desiderio e la nostalgia per quel dono di Dio”. “Sant’Antonio di Padova aveva ben compreso l’importanza dell’Eucaristia – ha sottolineato il porporato – e in uno dei suoi sermoni scrive: ‘Alcuni, a motivo del rispetto che nutrono per il corpo di Cristo, dicono: ‘Signore, non sono degno’; e perciò si astengono dall’accostarsi con frequenza all’Eucaristia; altri invece, proprio per onorare il corpo di Cristo, lo ricevono con gioiosa riconoscenza’”. “Ricorre quest’anno l’VIII Centenario della vocazione francescana di Sant’Antonio, che seguì il Santo d’Assisi grazie all’esempio dei Protomartiri francescani partiti dall’Umbria alla volta del Marocco”, ha concluso Bassetti: “La vista dei martiri fu una vera e propria testimonianza per lui, che dopo il lungo periodo trascorso in un eremo, nel nascondimento a Montepaolo, divenne famoso per la sua predicazione e per i suoi miracoli. Antonio, figlio amato di Francesco d’Assisi, nacque a Lisbona nel 1195 e morì a Padova all’età di soli 36 anni, il 13 giugno 1231. Il popolo che egli aveva sempre difeso nella fede e contro i soprusi, subito lo proclamò santo e lo scelse come patrono. Appena ad un anno dalla morte, Papa Gregorio IX lo canonizzò”.

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