Papa Francesco: a Santa Marta, “preghiamo per tutte le persone che soffrono per una sentenza ingiusta”

(Foto Vatican Media/SIR)

“In questi giorni di Quaresima abbiamo visto la persecuzione che ha subito Gesù e come i dottori della Legge si sono accaniti contro di lui: è stato giudicato sotto accanimento, con accanimento, essendo innocente. Io vorrei pregare oggi per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per l’accanimento”. Così il Papa ha cominciato oggi la Messa a Santa Marta, trasmessa in diretta streaming e offerta per tutti coloro che soffrono a causa del Coronavirus. Commentando il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro, oggetto delle letture odierne, il Papa ha fatto notare che “nessuno di noi è caduto nel mondo per casualità, per caso. Ognuno ha un destino, ha un destino libero, il destino dell’elezione di Dio. Io nasco con il destino di essere figlio di Dio, di essere servo di Dio, con il compito di servire, di costruire, di edificare. E questo, dal seno materno”. “Servire è darsi, darsi agli altri”, ha ribadito Francesco: “Servire è non pretendere per ognuno di noi qualche beneficio che non sia il servire. È la gloria servire; e la gloria di Cristo è servire fino ad annientare sé stesso, fino alla morte, morte di Croce. Gesù è il servo di Israele. Il popolo di Dio è servo, e quando il popolo di Dio si allontana da questo atteggiamento di servire è un popolo apostata: si allontana dalla vocazione che Dio gli ha dato. E quando ognuno di noi si allontana da questa vocazione di servire, si allontana dall’amore di Dio. Ed edifica la sua vita su altri amori, tante volte idolatrici”. “Ci sono, nella vita, cadute”, ha detto il Papa: “Ognuno di noi è peccatore e può cadere ed è caduto. Soltanto la Madonna e Gesù no: tutti gli altri siamo caduti, siamo peccatori. Ma quello che importa è l’atteggiamento davanti al Dio che mi ha eletto, che mi ha unto come servo; è l’atteggiamento di un peccatore che è capace di chiedere perdono, come Pietro, che giura che ‘no, io mai ti rinnegherò, Signore, mai, mai, mai!’, poi, quando canta il gallo, piange. Si pente. Questa è la strada del servo: quando scivola, quando cade, chiede perdono”. Invece, “quando il servo non è capace di capire che è caduto, quando la passione lo prende in tal modo che lo porta all’idolatria, apre il cuore a Satana, entra nella notte: è quello che è accaduto a Giuda”. “Siamo servi, la nostra vocazione è per servire, non per approfittare del nostro posto nella Chiesa”, ha concluso Francesco, che ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mai abbia a separarmi da Te”.

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