Domenica Divina Misericordia: mons. Perego (Ferrara), “la vera cura, anche in tempi di pandemia, è la solidarietà, la gratuità, la condivisione”

“La situazione difficile sul piano sanitario, di paura che oggi viviamo non può spegnere la gioia della fede che la Pasqua ci ha regalato con la testimonianza delle donne e degli Apostoli e che si rinnova nelle apparizioni del Risorto”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia pronunciata durante la messa per la Domenica della Divina Misericordia che ha presieduto nella chiesa della Sacra Famiglia.
In questa domenica “gustiamo la gioia del Signore che è indulgente nei nostri confronti, si china su di noi, ci solleva dalle nostre colpe, ci rende nuovi, regala un abito diverso alla nostra vita: per questo è anche la Domenica in albis”, ha ricordato mons. Perego, evidenziando che “la misericordia è un frutto della Pasqua”. Continuando nel commento alla pagina evangelica, l’arcivescovo ha sottolineato come “il Signore Crocifisso e Risorto entra nella casa dove sono riuniti gli apostoli impauriti e porta la pace”. “Anche noi – ha osservato – siamo impauriti oggi per una malattia che continua a contagiare e seminare morte attorno a noi e nel mondo e il Signore, in questo ottavo giorno, in questa domenica, porta anche a noi la pace, ci perdona e ci aiuta a perdonare, ci dona il suo spirito”. “Come per Tommaso – ha proseguito Perego – anche per noi non è facile credere, vedere nel Crocifisso il ‘mio Signore, il mio Dio’”. “La conversione pasquale chiede un nuovo stile di vita personale e comunitario, una nuova nascita, inaugurata dal battesimo e confermata da ogni sacramento che ci fa incontrare nuovamente il Risorto nelle diverse età e stagioni della nostra vita”, ha aggiunto l’arcivescovo, ammonendo; “Mai come in questi tempi di pandemia sperimentiamo quanto sia importante ripartire dagli ultimi e non dimenticare gli ultimi: gli ultimi nelle case di riposo, gli ultimi anziani soli, gli ultimi disoccupati e precari, gli ultimi che fuggono dalla guerra e dalla fame”. “La vera cura, anche in tempi di pandemia – e i medici, i volontari, i sacerdoti, giovani e anziani ce lo hanno ricordato in queste settimane – è la solidarietà, la gratuità, la condivisione. Il Signore Risorto ci renda capaci – sul piano ecclesiale e culturale, sociale, politico ed economico – di questa testimonianza concreta della misericordia”.

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