Atto di affidamento a Maria: mons. Napolioni (Cremona), “la gente ha sete di libertà, di salute e di futuro”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“La nostra gente ha sete di libertà, ha sete di salute, ha sete di futuro”. Mons. Antonio Napolioni, vescovo di Cremona, commenta così la scelta della Chiesa italiana di celebrare, il 1° maggio prossimo, l’atto di affidamento a Maria di tutto il popolo italiano nel Santuario di Caravaggio, in diocesi di Cremona e in provincia di Bergamo, e dunque nel pieno epicentro della pandemia di Coronavirus con la quale l’Italia, insieme al resto del mondo, fa i conti ormai da due mesi. Il riferimento del presule è al titolo con cui la Vergine, apparsa in quel luogo il 26 maggio del 1432, viene venerata a Caravaggio: “Maria della fonte”, come la fonte che sgorga sopra il battistero e che è luogo di devozione e pellegrinaggio, soprattutto degli ammalati, da tutta la regione. La telefonata con cui il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha annunciato che la scelta per l’evento che inaugurerà il mese mariano era caduta sul santuario “è stata una sorpresa”, rivela il presule. Una sorpresa, però – aggiunge – che “rispondeva a un preciso bisogno della popolazione: recuperare una sensibilità che non è di parte, ma che si dimostri palestra di unità al suo interno e per il Paese”. Del resto, il santuario di Caravaggio, “anche geograficamente, si trova al centro della Lombardia ed è il luogo corrente di incontro dei vescovi, delle associazioni, dei gruppi parrocchiali”. L’auspicio, spiega Napolioni, è che il momento di preghiera del 1° maggio “possa aiutare l’Italia a continuare ad essere unita, come è stato nelle prime settimane della pandemia”. Il rischio, in caso contrario, “è che la stanchezza e le polemiche politiche possano far venir meno l’unità nazionale”, come ha fatto notare anche il Papa nella messa di oggi a Santa Marta. “Il santuario mariano di Caravaggio, il cui abbraccio è simile a quello di piazza San Pietro – spiega il vescovo di Cremona – significa accoglienza incondizionata. Non ci sono tessere di partito o primogeniture, ma una relazione fraterna che alimenta la speranza, facendo in modo che la fragilità di questo difficile momento diventi, in positivo, la nostra vera forza”. Quanto al dibattito sulla cosiddetta “fase due”, mons. Napolioni commenta: “Noi qui siamo preoccupati di fare bene la ‘fase uno’. Il traffico delle ambulanze e il suono delle sirene è stato in questi due mesi la nostra colonna sonora: ora è diminuito, ma quando ne sentiamo una si risveglia il nostro dolore. Sappiamo che la lotta va avanti, nelle terapie intensive e non solo. Ci vuole vigilanza sul territorio e rispetto delle misure di distanziamento sociale. Anche noi desideriamo la ‘fase due’, ma non bisogna farsi illusioni. Dobbiamo andare avanti con pazienza, esercitando un grande discernimento che ci aiuti a non cadere nei due estremi opposti del panico e della superficialità. E’ un esame di maturità”. Le modalità di svolgimento del momento di preghiera del 1° maggio, conclude il vescovo, in programma alle ore 21, “si stanno ancora definendo: probabilmente ci sarà la recita del Rosario, come è avvenuto negli altri momenti di preghiera organizzati dalla Cei, seguito poi da una preghiera esplicita di affidamento a Maria del nostro Paese, davanti all’immagine della Madonna di Caravaggio”.

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