Pubblica amministrazione: Istat, connessione ultraveloce ancora poco diffusa sul territorio. Timidi passi verso uso di intelligenza artificiale e analisi big data

In Italia continuano a migliorare i livelli di disponibilità dei servizi offerti online dalle amministrazioni locali: nel 2018 è passata dal 33,8% al 47,8% la percentuale di enti che offrono la possibilità di avviare e concludere online l’intero iter del servizio richiesto, dal 58,3% al 68,3% gli enti che offrono la possibilità agli utenti di caricare online documentazione relativa ai servizi richiesti. Lo rende noto oggi l’Istat, diffondendo il report “Pubblica amministrazione locale e Ict” relativo al 2018.
Stando ai dati diffusi, nel 54,6% delle Regioni e nel 48,3% dei Comuni si può fare online l’intero iter – dall’avvio alla conclusione – di almeno un servizio sui 24 osservati, dedicati in gran parte alle imprese.
Inoltre, solo il 20,5% dei Comuni rendono servizi online con l’identità digitale (Spid) mentre nel 5,5% dei Comuni si accede ai servizi online con la carta di identità elettronica.
“Nonostante la crescita dell’informatizzazione in rete, l’87,8% delle Pa locali – si legge nel report – utilizza ancora strumenti analogici (timbri, firme, sigle) nella protocollazione e, tra queste, circa il 45% ha protocollato così oltre la metà della documentazione”.
Il 41% delle Pa locali accede a Internet con connessioni veloci (almeno 30 Mbps), solo il 17,4% con quelle ultraveloci (almeno 100 Mbps). Il 28,6% delle Pa locali si connette a Internet con la fibra ottica, dato in miglioramento dal 17,4% del 2015.
Il report conferma la ridotta formazione Ict rivolta al personale delle Pa locali. “A ridursi – spiega l’Istat – è in particolare la formazione specialistica (da 19,4% del 2015 al 16,9%) pur interessando una quota maggiore di personale coinvolto (da 7,7% del 2015 a 9,5%). Nei Comuni l’incidenza della formazione in Ict è legata alla classe di ampiezza demografica: dall’11,5% di quelli fino a 5mila abitanti (13,3% nel 2015) al 46,4% dei Comuni con oltre 60mila abitanti (era il 57,0% nel 2015), tuttavia anche in questi ultimi la quota di partecipanti è solo dell’8,5%”.
E se si è “registrato un forte passo indietro” nel “ricorso a software sviluppati per conto e a spese di un’altra amministrazione” – “il cui riuso – sottolinea l’Istat – potrebbe costituire un risparmio” –, si riscontrano “timidi passi, soprattutto delle Regioni, verso uso di intelligenza artificiale e analisi dei big data”. Tre Regioni su 10 dichiarano di avere interesse a investire nel triennio in strumenti di IA e più della metà (59,1%) in tecniche di analisi di grandi quantità di dati che possono essere riferiti a ‘cose’ (Internet of things), ‘persone’ (da social media, sito web, da altre applicazioni mobili) e altre tipologie.

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