Vittorio Bachelet: il figlio Giovanni, “ci ha mostrato che diamo la migliore testimonianza cristiana quando siamo credibili”

“Me lo ricordo come un papà molto paziente e molto capace di ascoltare, ma anche di dare un’impronta, di guidare, non tanto con le prediche, quanto con l’esempio, con i fatti più che con le parole, mostrandomi, concretamente, che diamo la migliore testimonianza cristiana o democratica o sociale quando siamo credibili come persone, come lavoratori, come professionisti. Le attività di volontariato, di impegno sociale, politico, religioso non possono essere una compensazione di quello che non riusciamo a fare nella nostra vita familiare o professionale. Il nostro primo modo di rispondere alla vocazione di Dio nella nostra vita e di servire il Paese è quello di fare bene il nostro dovere”. Giovanni Bachelet, figlio di Vittorio, ricorda così il padre al Sir, in un’intervista, in occasione dei 40 anni della sua uccisione per mano delle Brigate Rosse, alla Università La Sapienza di Roma.
Facendo un parallelo tra gli anni di piombo e oggi, Bachelet evidenzia: “Mio padre forse direbbe che ogni tempo ha le sue difficoltà da conoscere, che non bisogna adeguarsi alle mode del momento, ma che è necessario studiare il proprio tempo per poterlo trasformare e gettarvi dentro qualche seme buono di Vangelo o di principi di convivenza democratica. Il mondo di oggi è molto diverso da allora, ma restano in agguato l’odio e la menzogna. Quanto avviene oggi fa spavento sia in sé, sia perché negli anni di piombo prima sono iniziati i proclami di tipo ideologico e poi sono arrivati, piano piano, i sassi, le spranghe, le bombe molotov, le pistole. È necessario, pertanto, vigilare sempre”. Ma, aggiunge Giovanni, “anche rallegrarsi di opportunità allora impensabili che a mio padre piacerebbero di sicuro: non ci spariamo per strada, non c’è più una divisione del mondo in blocchi, si può comunicare con tutti in tempo reale, il nostro Paese un tempo abbandonato da tanti dei nostri in cerca di lavoro diventato meta di speranze e sogni per tanti altri più poveri di noi, terra promessa per uomini e donne di ogni colore e religione”. Di qui una riflessione: “Se mio padre fosse vivo forse ci esorterebbe alla speranza e all’azione: ci direbbe che dobbiamo studiare il nostro tempo, amarlo e cercare di renderlo ancora più libero, più giusto, più umano”.

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