Francia: per Covid si stima una perdita di 90 milioni di euro nelle casse diocesane. Vescovi, “uno choc”. Parte la campagna raccolta fondi via sms

“Uno choc”. Così la Conferenza episcopale francese definisce la perdita stimata di 90 milioni di euro nelle casse delle diocesi francesi. A tanto ammonta il danno finanziario causato dalla pandemia da Covid-19: 60 milioni di euro al primo confinamento e altri 30 milioni di euro in questa seconda ondata di contagi, previsti da qui alla fine dell’anno. È quanto emerge da un dossier presentato oggi a Parigi alla stampa dalla Conferenza episcopale francese in cui si fa il punto sulle “conseguenze” che la crisi sanitaria ha avuto anche sulle risorse finanziare delle diocesi francesi. “La Chiesa in Francia vive di doni”, ha spiegato in conferenza stampa Ambroise Laurent, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale incaricato per le questioni economiche e giuridiche. E la pandemia ha avuto un impatto importante sulle casse delle diocesi. “Nel 2020, le chiese sono state chiuse, poi sono state aperte ma senza possibilità di raduno, infine si sono potuti organizzare incontri ma con un numero limitato di fedeli”. In Francia, sono 3 le risorse essenziali a cui attingono le casse della Chiesa e sono le offerte associate alle celebrazioni liturgiche: la raccolta fondi, i contributi occasionali (per battesimo, matrimonio, cerimonie funebri) e le offerte durante l’offertorio. Sono veri e propri “doni liturgici”, ma, per la maggior parte dell’anno, i cattolici non hanno potuto partecipare fisicamente alle messe, con la conseguenza di un calo complessivo delle risorse parrocchiali di circa 30-40%. La Chiesa di Francia stima una perdita di 3-4 milioni di euro per domenica, con conseguente perdita di reddito di 60 milioni di euro per la prima parte del 2020 e di circa 30 milioni di euro fino alla sua fine. “Lo choc è stato ancora più forte per i santuari, che sono stati completamente chiusi”. Per arginare i danni, la Conferenza episcopale ha istituito diversi siti di raccolta online, incluso un sito nazionale (quete.catholique.fr). Queste iniziative hanno permesso di raccogliere tra il 5 e il 10% delle entrate ma “i contributi finanziari rimangono molto inferiori rispetto alle entrate non raccolte”. Ci sono stati anche gli aiuti dello Stato finalizzati a mantenere l’occupazione e concessi a tutti i datori di lavoro (sono 8.000 i dipendenti della Chiesa) e questi aiuti hanno permesso di ricevere circa 5 milioni di euro ma la maggior parte dei costi (immobili, salari e stipendi) non sono diminuiti e la crisi sanitaria ha generato spese aggiuntive. “La maggior parte delle diocesi – si legge nel dossier – si troverà in deficit e dovrà farlo attingendo alle proprie riserve, per quanto limitate. Tutte le diocesi sono gravemente colpite, proporzionalmente all’attività delle loro parrocchie”. La Chiesa di Francia si mobilita, soprattutto incoraggiando i cattolici ad aderire ad una “cultura del dono”. “Più che mai alla fine di quest’anno – si legge nel dossier – la Chiesa cattolica si sta mobilitando: si tratta di limitare il più possibile la perdita per permettere alle parrocchie di riprendere tutte le loro attività e iniziarne di nuove, per raggiungere soprattutto chi è stato più colpito da questa crisi sanitaria e coloro che cercano di dare un nuovo significato alla loro vita”. Tra le iniziative, l’avvio nel mese di dicembre di una raccolta fondi tramite sms, finalizzata soprattutto a coinvolgere le fasce più giovani.  È possibile effettuare una donazione di 5 euro tramite un sms al numero 92377 valido per tutto il territorio nazionale.

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