Natale 2020: mons. Mogavero (Mazara del Vallo), “è tenerezza, condivisione, prendersi cura”

“D’improvviso ci ritroviamo privi di quella atmosfera che negli anni passati ci regalava serenità, pace e gioia, talora alquanto infantile, che partendo dai più piccoli contagiava anche i più duri e i più scettici”. Lo scrive il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, nel suo messaggio per il Natale alla diocesi. “Erano giorni nei quali si riassaporava il bello dello stare insieme in casa con i propri cari, piccoli e adulti e anche anziani, accomunati dal calore di relazioni semplici e perciò gratificanti – ricorda il presule -. Per la verità il Natale non era e non è questa generica esperienza di benessere fisico, assai precario peraltro. Ma a tanti bastava per colorare di tinte meno grigie la propria quotidianità”. E ancora: “Tanti, non moltissimi per la verità, si concedevano il gusto di entrare in chiesa per ritrovare nella messa della notte echi di memorie infantili o adolescenziali, mai del tutto svanite. Alcuni, poi, rispettavano un appuntamento annuale che era il residuo di una esperienza religiosa ridotta al minimo sindacale”.
Chiedendosi se “la pandemia ha fatto sparire il gusto del tempo natalizio”, il vescovo afferma che “se si guarda agli aspetti goderecci, sicuramente le rigide disposizioni che ci chiuderanno in casa metteranno in crisi quanti davano al Natale una valenza prevalentemente evasiva”. “Se, invece, si guarda con un po’ di attenzione contemplante a quanto accadde a Betlemme quella notte (era poi proprio notte?), allora, probabilmente questo Natale, che molti definiscono strano, acquisterà una sua originalità: quella di ritrovare veramente il Festeggiato”.
Infine, mons. Mogavero ribadisce che “se vogliamo liberare il Natale da ogni stereotipo consumistico o vagamente devozionale, allora dobbiamo riconoscere che il mistero dell’incarnazione offre il modello e la misura della cura che Dio si è preso della nostra umanità malandata, insegnandoci che Natale è tenerezza, condivisione, prendersi cura; il resto è parola vuota di senso e di contenuto”.

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