Messa di Natale: card. Petrocchi (L’Aquila), “Chi sbarra la porta al fratello si rende irraggiungibile ai doni di Dio”

“Chi sbarra la porta al fratello si rende irraggiungibile ai doni di Dio. La benedizione del Signore, infatti, può accoglierla solo chi dona con generosità. L’esperienza ci insegna che di fronte a situazioni di emergenza occorre attivare un ‘amore più grande’ e un pensiero creativo, che va ‘oltre” le ovvietà quotidiane”. Così il card. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo di L’Aquila, nell’omelia della messa di Natale, celebrata stasera nella chiesa di Pettino e diffusa in diretta su LAQTV Abruzzo e in streaming sulle pagine Facebook Chiesa di L’Aquila e Laqtv Abruzzo. Sbarrando le porte a Giuseppe e Maria, ha spiegato il cardinale, gli abitanti di Betlemme prendono “una decisione sbagliata e perdente perché così non ricevono l’annuncio salvifico e lieto degli angeli”. Al contrario dei pastori che, “pernottando all’aperto, facendo la guardia al loro gregge” diventano i protagonisti dell’evento: “proprio loro, che stavano in difficoltà, sono visitati dall’angelo” che annuncia la nascita del Salvatore. “Purtroppo – ha rimarcato il card. Petrocchi – oggi molti restano indifferenti di fronte a questo annuncio: infatti, avendo perso il senso del peccato, non avvertono la necessità di essere salvati. Pensano di farcela da soli e diventare artefici della propria felicità. Anche noi, come credenti, abbiamo bisogno di crescere nella conversione, ‘purificando’ progressivamente i nostri modi di pensare e di agire, per intuire l’infinita grandezza del dono che ci è stato fatto”. La “buona notizia”, che porta il Natale, ha detto l’arcivescovo di L’Aquila, “sconvolge anche il nostro ordinario ‘sistema di attese’: ci rivela che il Signore si rende presente proprio nelle situazioni che riteniamo ‘minori’ o di stampo avverso; cioè, ci viene incontro nella ferialità dell’esistenza, come anche nelle difficoltà, nelle contrarietà, nei momenti di abbattimento. Proprio lì ci fissa l’appuntamento: a noi rispondere a questo suo amore e recarci, come hanno fatto i pastori, dove Lui sta”. Dall’incontro con il Signore sperimentiamo, ha aggiunto il porporato, quattro “effetti-del-Natale che cambiano la nostra esistenza e la rendono cristiana”: il primo è “l’essere attraversati da una luce, che viene da Dio e mette in fuga le oscurità provocate dal male. Un orizzonte nel quale possiamo cogliere anche il valore fondamentale degli altri: resi nostri fratelli in Gesù e candidati ad essere nostri compagni di viaggio verso la santità”. Un secondo effetto è “l’essere progressivamente riscattati dalle situazioni che ci opprimono interiormente. Chi accoglie Gesù diventa in Lui libero e pronto a vivere secondo la volontà di Dio in ogni circostanza”. Un altro effetto, spiegato dal cardinale, “è il graduale conseguimento dell’autentica coerenza cristiana e la conquista della maturità ecclesiale”, e infine, c’è la “sorpresa di scoprire la Sorgente della gioia e della pace, che lo Spirito accende nel cuore dei fedeli” vale a dire “la pace, che dona il Vangelo, che non è fragile e intermittente come quella che viene dal mondo, una serenità permanente che resta salda, nonostante le intemperie della vita”. Dall’arcivescovo è giunto l’invito a pregare per tutti coloro che soffrono a causa del coronavirus, per quanti hanno perso la vita a causa della pandemia e per chi combatte questa calamità sanitaria e sociale. Una solidarietà convinta e fattiva vada alle persone che sono state gravemente danneggiate nelle loro attività professionali ed economiche”.

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