Aggiornamenti Sociali: “L’umanità va difesa, anche in guerra”, editoriale del direttore Riggio sul conflitto in Terra Santa

Istituzioni, media e società civile osservano con grave preoccupazione l’evolversi del conflitto israeliano-palestinese e il destino degli abitanti della striscia di Gaza. Nell’editoriale del numero di novembre di Aggiornamenti Sociali, il direttore Giuseppe Riggio riflette sul “riaccendersi di questo fronte di guerra e sugli ostacoli che incontra ogni discorso di pace, richiamando alcuni elementi che possono essere di aiuto per conservare la lucidità in un frangente dove le reazioni emotive, l’incertezza e la confusione prevalgono”. Il primo passo, indipendentemente dalla durata o dalla violenza di un conflitto, è non abituarsi alla guerra perché – afferma Riggio – “tutte le guerre rappresentano un punto morto nella storia dei popoli coinvolti e una sconfitta per l’umanità intera”. Tale considerazione si rende ancor più necessaria quando l’impatto del conflitto “travalica i confini della rilevanza regionale, per investire tutto il mondo”, con un coinvolgimento emotivo enorme che risente di decenni di tensioni e posizionamenti a favore di uno dei due schieramenti.
A seguito di eventi violenti come l’attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, sottolinea il direttore, “si è scossi in modo profondo e scatta quasi naturalmente la ricerca del colpevole perché sia fatta giustizia, soprattutto quando le vittime sono persone innocenti”. Si tratta di un’esigenza legittima che in alcuni casi “si scontra con la constatazione che individuare le responsabilità tanto materiali quanto morali è un’operazione tutt’altro che semplice”. Nella storia del conflitto israeliano-palestinese, scandita da settant’anni di “ingiustizie e atti di violenza perpetrati e subiti da un lato e dall’altro”, è importante superare le semplificazioni e le polarizzazioni che “ostacolano i processi di dialogo necessari per costruire la convivenza e la pace”.
In questa guerra, continua Giuseppe Riggio, “che secondo Benjamin Netanyahu sarà ‘lunga e difficile’, pare che tutte le parti abbiano accettato che i civili siano ‘sacrificabili’”. Dobbiamo dunque chiederci: “qual è il limite dal punto di vista politico, giuridico ed etico? Qual è il limite che non si può oltrepassare perché la risposta a un attacco sofferto non si trasformi in qualcosa di ben diverso?”. Il tentativo di disumanizzare il nemico costituisce una vecchia tattica “che nessuna convenzione o accordo internazionale è riuscita a scalfire, al pari di quella di generalizzare e spersonalizzare la responsabilità. Tutto ciò finisce con alimentare la spirale di odio, aumentando la scia di dolore e incomprensione”.
Per questo di fronte a qualunque conflitto, conclude Riggio, “è anche nostra responsabilità cercare di smascherare queste narrazioni ogni volta che ce le ritroviamo davanti per costruire una cultura che sappia guardare di volta in volta all’avversario, all’interlocutore, al vicino, riconoscendo e abbracciando tutte le sfumature della sua persona, quelle positive come quelle negative, senza sfigurarlo o trasformarlo in un personaggio anonimo”.
Qui l’editoriale del nuovo numero della rivista.

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