Educazione: Moschini (Università Perugia), “è il tempo della responsabilità, della fiducia e della cura”

“È il tempo della responsabilità, della fiducia e della cura. Queste devono essere la marca per mostrare che un Patto educativo globale non solo è possibile ma è doveroso costruirlo. Non cancellando noi stessi ma dando forza a quello che siamo”. Lo ha affermato Marco Moschini, docente all’Università di Perugia e direttore del corso di perfezionamento in progettazione, gestione e coordinamento dell’oratorio, intervenendo all’incontro “Chiamati all’azione: il Patto educativo globale di Papa Francesco” che vede radunati, in presenza e in collegamento, oggi a Roma presidenti e delegati delle 29 associazioni che fanno parte del Copercom.
La riflessione di Moschini è partita domandando: “Possiamo fare a meno dell’altro? Possiamo fare a meno di quello che gli altri possono darmi?”. “Dio – ha risposto – non può farne a meno. E questa è la base teologica e spirituale del Patto educativo globale” proposto dal Papa. Dopo aver osservato che “il Covid ci ha lasciato delle ferite – crisi economica, acuirsi delle distanze sociale, dei bisogni educativi e formativi” – e questo pone la “necessità di trovare strade non tanto di recupero ma per creare una nuova posizione”, il docente ha rilevato che “il Patto educativo globale è arrivato alle soglie di questo tempo” e “ci fatto vedere la necessità di questo passo”. Su questo fronte, il “Covid ci ha svegliato, ci ha rimesso in carreggiata rispetto alla storia” quando invece “forse non avremmo colto la necessità” di quanto il Papa ha indicato. La pandemia “ha solo evidenziato situazioni che già c’erano prima”, ha proseguito Moschini prima di richiamare delle “trasformazioni e metamorfosi” che Francesco ha individuato con il Patto educativo globale. “Questo – ha evidenziato – è un tempo di grande trasformazione e di grande responsabilità. Tutti siamo chiamati” per “ricomporre e ricostruire comunicando quello che di bello e positivo c’è nel mondo”. Il docente ha poi posto l’attenzione sul fatto che viviamo “tempi rapidissimi, accelerati non solo per i giovani ma anche per gli adulti”. Bisogna “parlare subito, agire subito” e ai giovani “chiediamo che siano immediati, rapidi”. “Ma questo – ha ammonito – ci porta all’incapacità di leggere i tempi, di governare crisi sempre più sistemiche”. “Primo compito – ha suggerito – è educarci a riconoscere i limiti di questa accelerazione, i limiti della situazione che stiamo vivendo”. Parlando poi di fraternità, Moschini ha poi ricordato che “la persona è presenza, visione, profezia e annuncio. Per questo è luogo amato da Dio ed è per questo che Dio ci ha insegnato la carità”. E ha richiamato tre necessità a partire da tre “fratture”: futuro, solitudine e felicità. La prima è ridare importanza alla “idea del futuro, che il Covid ha macellato”; “la dimensione del futuro è promettente”, ha spiegato, criticando il fatto che “il tempo futuro l’abbiamo tolto, non ne parliamo più nemmeno in Chiesa”. Serve poi “fornire reti di comunità a chi è solo” e poi, ancora, serve “offrire felicità, che è possibile nel poco, nell’essenzialità”. “L’educazione è liberazione dagli stati di apnea in cui cadiamo, dagli stati di sospensione della vita in cui cadiamo. È andare avanti malgrado tutto. Educare – ha ammonito – è promuovere l’altro, infondergli coraggio, testimoniare con atti semplici”. Anche per questo “il Patto di comunità per l’educazione si deve conformare a quello che Cristo ci ha insegnato nel Vangelo”.

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