Colombia: due anni fa la morte di Mario Paciolla. La madre Anna Motta, “chi sa parli”

“Chi sa parli”. È il messaggio che Anna Motta, madre di Mario Paciolla, il cooperante ucciso in Colombia, a San Vicente del Caguán, ha inviato a Mercedes Mejia Laudo, docente dell’Università dell’Amazzonia e conduttrice di un programma radiofonico, per l’emittente della stessa università, durante il quale Paciolla viene ricordato a due anni dalla morte, avvenuta il 15 luglio 2020. Nel programma l’attività di Mario e le possibili cause della sua quasi certa uccisione vengono analizzate da alcuni giornalisti italiani e da rappresentanti della Comunità di pace di Apartadó, che in un’altra zona del Paese continuano nell’impegno nonviolento per la pace, rischiando continuamente la vita. “A noi fa piacere se Mario viene ricordato nell’anniversario della sua morte. Ci aspettiamo un atto di gratitudine dal popolo colombiano per questo ragazzo, chiedendo a chi conosce la verità di parlare. Vorrei ricordarvi che si può fare in assoluto anonimato. Ringraziamo tutti coloro che si ricorderanno di Mario e si uniranno a noi nell’appello alla verità e alla giustizia”.
Afferma Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, che si è occupato della morte di Paciolla in una sua recente pubblicazione in spagnolo “La bomba que hizo caer el ministro. Europa empezó el boycott en contra de las barbarie de Colombia”: “In occasione della presentazione del report della Commissione della Verità, la giornalista Claudia Julieta Duque, che conosceva direttamente Mario e con le sue inchieste ha contribuito a gettare luce sulla sua morte, ha attaccato Carlos Ruiz Massieu, capo della missione di verifica Onu in Colombia, per il muro di gomma dell’Onu e il fatto che questo crimine sia lasciato nella più ampia impunità. Ha ragione Maurizio Salvi, storico desk Ansa a Buenos Aires, quando sottolinea che bisognerebbe capire se ‘l’Italia ha già preso atto che c’è un intesa che coinvolge governo colombiano e Onu’, per l’insabbiamento del caso”.
La morte di Mario Paciolla, secondo vari elementi, si può collegare a un lungo filo di violenza e morte, dato che è di questi giorni la controversa uccisione, ancora da chiarire, di almeno una decina di persone in un bombardamento delle forze speciali dell’Esercito, sempre nei pressi di San Vicente del Caguán. Secondo le autorità si trattava di dissidenti delle Farc, secondo alcune fonti locali di campesinos e minori d’età. Un episodio simile, accaduto qualche mese prima della morte di Paciolla, che portò alla documentata morte di minori e alle dimissioni dell’allora ministro della Difesa Botero, è considerato come una delle possibili cause della morte del cooperante, che si era occupato della vicenda e aveva probabilmente relazionato su di essa. Morsolin accenna anche “alla persecuzione di vari missionari e esperti italiani come il missionario della Consolata, Giacinto Franzoi”, avvenuta in anni più lontani sempre nella stessa zona. In tale contesto “fa pensare che la Commissione per il chiarimento della verità (Cev) non abbia inviato nessun suo rappresentante alla presentazione del proprio rapporto, che si tiene oggi alla Camera dei deputati, su iniziativa dell’on. Doriana Sarli, mentre questa settimana commissari della Cev hanno partecipato personalmente a eventi simili ad Amsterdam, Bruxelles, Berlino, Francoforte, Valencia, Madrid. L’Italia sconta anche una mancanza di credibilità per vicende di commercio d’armi che sono da chiarire”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia