Ucraina: S.B. Shevchuk a mons. Gallagher, “ci auguriamo che questa visita porti frutto”

(Foto Ugcc)

La visita in Ucraina di mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, “è un segno diplomatico molto potente di sostegno della Santa Sede all’Ucraina e al popolo ucraino. Ci auguriamo che questa visita porti frutto”. Lo ha detto il Capo della chiesa greco-cattolica ucraina, S. B. Sviatoslav Shevchuk, incontrando nella cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo a Kiev il rappresentante diplomatico vaticano. Secondo quanto riporta una nota del dipartimento dell’informazione dell’Ugcc, mons. Gallagher ha visitato la cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo.

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Accompagnato dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, si è recato nel luogo, dove centinaia di civili si sono nascosti dalle bombe e dai missili russi durante le ostilità attive intorno a Kiev (tra febbraio e marzo). L’arcivescovo ha chiesto nel dettaglio tutti i momenti più difficili di quei giorni. Mons. Gallagher ha anche visitato la cripta dove riposa Sua Beatitudine Lubomyr. Presso la tomba ha condiviso i suoi ricordi personali della figura del cardinale Husar e Shevchuk ha raccontato come le persone ancora oggi sentono la santità di Sua Beatitudine Lubomyr, e vengono a pregare qui “nel luogo del suo riposo”. Durante un incontro personale con il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, Sua Beatitudine Sviatoslav ha parlato di come la Chiesa greco-cattolica ha reagito alle circostanze della guerra fin dai primi minuti delle ostilità, in termini di crisi umanitaria e di servizio ai civili e all’esercito ucraino, attraverso i cappellani militari. Sua Beatitudine Sviatoslav ha parlato all’arcivescovo Gallagher anche delle aspettative degli ucraini sul ruolo della Santa Sede nell’attuale situazione della guerra della Russia contro l’Ucraina. Secondo il Capo dell’Ugcc, il ruolo del Vaticano è quello di “dare una corretta valutazione di questa guerra sia in termini di diritto internazionale che di morale cristiana” e di svolgere “in particolare attraverso il lavoro diplomatico”, un ruolo per “fermare l’aggressione, in modo che l’aggressore russo lasci la terra ucraina e affinché venga ripristinata la giustizia, e quindi la pace sul territorio della nostra Patria”.

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