Ucraina: Coldiretti, “sceso del 9% il prezzo del grano in tre giorni, si specula sulla fame”

Il prezzo del grano è sceso del 9% negli ultimi tre giorni dopo l’impegno dell’Onu per garantire le spedizioni di quello bloccato in Ucraina, la possibilità che l’India consenta il rispetto dei contratti di vendita già stipulati nonostante il bando all’export e l’aumento dei raccolti in Russia del 2,6% per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazioni (39 milioni di tonnellate). È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale della borsa merci future di Chicago che rappresenta il punto di riferimento mondiale del commercio delle materie prime agricole dove il grano è sceso a 11,68 dollari per bushel. In calo del 4% nei tre giorni sono anche le quotazioni del mais destinato all’alimentazione animale. Un andamento – sottolinea Coldiretti – “che non significa in realtà il superamento delle difficoltà, ma piuttosto l’accresciuto interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che ha approfittato degli alti valori raggiunti per realizzare profitti”. Secondo gli analisti – precisa Coldiretti – “i grandi fondi speculativi che operano sulla borsa delle materie prime hanno preferito guadagnare dopo i valori record raggiunti dalle quotazioni”. La produzione mondiale di cereali secondo l’International grains council è stimata nel 2022-23 pari a 2.251 milioni di tonnellate, giù di appena il 2% rispetto allo scorso anno, per il calo di mais, grano e sorgo, ma comunque è la seconda più ricca di sempre. Per quanto riguarda il grano la produzione mondiale per il 2022/23 è in calo a 769 milioni, per effetto anche della riduzione negli Stati Uniti (46,8 milioni), in India (105 milioni) e Ucraina dove il raccolto è stimato pari a 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione mentre in controtendenza sale il raccolto in Russia. Una situazione che, sottolinea la Coldiretti, “rischia di sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia, Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi”. Per l’Unione europea nel suo insieme – conclude – “il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinati all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione”.

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