Università Cattolica: ieri a Milano la seconda edizione di TedxUnicatt per “smascherare le illusioni con il sapere”

Giuliano Razzoli - Foto Università Cattolica

Si è svolto ieri al Museo della scienza e tecnologia Leonardo da Vinci di Milano “Uncovered – così è, se vi pare”, seconda edizione di TedxUnicatt. L’evento è stato organizzato da Lights Off, associazione studentesca dell’Università Cattolica. Tra i protagonisti lo sciatore Giuliano Razzoli e la interprete della lingua dei segni Susanna Di Pietra.
“Oggi vediamo l’università che si svela in modo diverso rispetto all’immagine fatta di aule, docenti e accademia – ha sottolineato Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice vicaria dell’Ateneo, aprendo l’evento -. Essa ha una sola ragion d’essere: gli studenti”. Per Fiorenzo Galli, direttore del Museo, cultural partner e ospite dell’evento, TedxUnicatt è “l’occasione con cui l’Ateneo non solo sceglie di raccontarsi ma anche di riflettere sul suo ruolo”. Susanna Di Pietra, interprete della lingua dei segni che si è occupata di tradurre in diretta i bollettini della Protezione civile durante i mesi più duri della pandemia da Covid-19, ha spiegato di essere figlia udente di genitori sordi. Per questo, da piccola, molti la facevano sentire “diversa”, ma, “se da piccina mi sentivo debole, oggi tutto ciò si è trasformato in risorsa. Avevo un superpotere e non lo sapevo”. Il senso di delusione e di sconfitta è stato una costante anche per Giuliano Razzoli, medaglia d’oro alle Olimpiadi invernali di Vancouver 2010: “C’è una parola con cui tutti gli sportivi devono scontrarsi prima o poi, essa è ‘stop’. Sembra comunicare dolore e rabbia ma è una finzione linguistica. Essa è solo un’occasione per ripartire: la strada alternativa bisogna cercarla, è diversa da come ce la aspettiamo ed è dura ma c’è sempre”.
Per Guendalina Graffigna, docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni dell’Università Cattolica, la pandemia ha dimostrato come i nostri comportamenti siano solo la punta dell’iceberg della nostra psiche. Il Covid-19 ha sconvolto la nostra quotidianità: “Il concetto stesso di abitudine sottolinea come le persone percepiscano una forma di gratificazione da quella condotta ripetuta. Gli studi psicologici hanno dimostrato come il cambiamento sia emotivamente faticoso e frustrante, la pandemia ci ha mostrato che il gioco di squadra, il concetto psicologico di engagement, è decisivo”.

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