Diocesi: Rossano-Cariati, messaggio di Pasqua di mons. Aloise

“Tutti siamo responsabili, in qualche modo, di quanto sta succedendo in Ucraina e in tante altre parti del mondo. La corsa agli armamenti e gli ingenti investimenti per costruire armi avvengono proprio da noi”: a ricordarlo, nel messaggio per la Pasqua, mons. Maurizio Aloise, arcivescovo di Rossano – Cariati che ringrazia tutta la Chiesa diocesana per l’esperienza di accoglienza “che stiamo vivendo insieme dal 24 febbraio scorso, giorno in cui è iniziato il conflitto in Ucraina”. “L’accoglienza dell’altro, per noi credenti in Cristo, non è solo un grande gesto di solidarietà, ma diventa anche una testimonianza di fede in Dio, il quale si manifesta nel volto di ogni uomo e donna che incontriamo lungo il nostro cammino” scrive il vescovo nel messaggio nel quale tratta temi come “Vivere l’accoglienza” e “ospitare gli angeli”. Mons. Aloise richiama i gesti concreti di solidarietà promossi in tutte le parrocchie della Diocesi, come la colletta del 6 marzo che ha permesso di raccogliere € 17.000,00 e che “ha dimostrato la forte generosità della nostra gente”, cui si aggiungono altri € 5.000,00 versati sul conto corrente della Diocesi da tante altre persone”, nonché “l’intraprendenza di quanti, come singoli, scuole o associazioni, si sono affiancati alla Diocesi per la raccolta di generi alimentari, vestiti, medicinali o nel porre altri gesti dal sapore tipicamente evangelico”. Per il vescovo rossanese, “i gesti di solidarietà, sopra elencati, sono segni di risurrezione. Certo, non dobbiamo abbassare la guardia! Mi raccomando: non corriamo il rischio di circoscrivere in un tempo limitato la nostra generosità, ma diventiamo operatori di giustizia e di pace nella nostra quotidianità”. Rivolgendosi alla comunità diocesana, mons. Aloise li ha inviati a “stringersi tutti in un grande abbraccio di tenerezza nel quale avvolgere le tante vittime di violenza del nostro territorio, i tanti fratelli e sorelle sfruttati nei luoghi di lavoro, stretti nella morsa del caporalato, e la vita di chi ancora soffre a causa della pandemia”.

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