Veglia di preghiera a Bari: Decaro (sindaco), “cessate il fuoco per far vincere, finalmente, la pace”

“Nessuno può gioire al pensiero che da più di 300 giorni una tragedia umanitaria si sta consumando nel cuore dell’Europa”. Lo ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, salutando i partecipanti alla Veglia promossa dalla Cei e dall’arcidiocesi di Bari-Bitonto per la pace in Ucraina, nella città “luogo simbolo dell’incontro e del dialogo, terra di cerniera tra popoli e culture, ponte tra Oriente e Occidente”, come l’ha definita il suo primo cittadino. “La follia dell’uomo ancora una volta sta spezzando vite, distruggendo città, seminando terrore, annientando speranze e gettando ombre oscure sul futuro”, la denuncia del sindaco: “Proprio ieri sera Andrey Sadovy, sindaco di Leopoli, mi ha inviato una lettera con una richiesta di aiuto per sostenere le attività di ‘Unbroken’, un centro di riabilitazione mentale, perché la guerra non solo uccide fisicamente ma devasta anche psicologicamente, soprattutto i bambini. Come fiori piegati dalla violenza, vengono uccisi, feriti, subiscono violenze, non hanno cibo o non possono essere curati, non possono andare a scuola. Solo coltivando la pace possiamo proteggere davvero il loro futuro. Questo è il messaggio straziante che arriva da Leopoli alla vigilia di questa veglia di preghiera rivolta a San Nicola, il santo protettore dei bambini”. “Trecento giorni fa, mentre speravamo che il buio della pandemia fosse stato superato, una terribile sciagura si è abbattuta nuovamente sull’umanità, un altro flagello”, ha ricordato Decaro: “Questa volta, però, guidato da scelte umane colpevoli e criminali”. “Non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo”, ha denunciato il sindaco, prendendo a prestito le parole di Papa Francesco sulla guerra come “sconfitta per l’umanità intera e non solo per le parti direttamente coinvolte”. “Per questo oggi affidiamo a San Nicola, il santo cristiano più venerato al mondo che accomuna nella fede il mondo cattolico, ortodosso e protestante, le nostre preghiere davanti alla lampada uniflamma, simbolo della devozione comune alle chiese orientali, che arde costantemente nella cripta in cui sono custodite le reliquie del vescovo di Myra”, ha spiegato Decaro: “Invochiamo il santo delle imprese audaci per far sì che si compia il miracolo più grande, quel cessate il fuoco che possa far vincere, finalmente, la pace. Quella pace che, prendendo in prestito le parole di don Tonino Bello, beato costruttore di pace che ha esercitato il suo magistero pastorale in questa terra, rappresenta ‘un cumulo di beni, la somma delle ricchezze più grandi di cui un popolo o un individuo possa disporre’”.

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