Sicurezza stradale: Cnel, “servono risorse per dare attuazione al Piano nazionale”

“Gli incidenti stradali delle ultime settimane sono un campanello d’allarme. Con la fine della pandemia, come emerso dall’ultimo rapporto Audimob si è avuto un incremento significativo nell’uso dell’auto per la mobilità urbana. Servono risorse per dare attuazione al Piano nazionale per la sicurezza stradale 2030 anche attraverso la prevenzione e progetti formativi, indirizzati principalmente ai giovani. La Consulta nazionale per la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile del Cnel sta predisponendo alcune modifiche al Codice della strada per arginare l’incidentalità causata dall’abuso di alcool e di sostanze stupefacenti”. Lo ha affermato il consigliere Gian Paolo Gualaccini al termine della seduta della Consulta nazionale per la sicurezza stradale e mobilità sostenibile del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro di cui è coordinatore.
Il Cnel nei giorni scorsi ha ripresentato un disegno di legge su Alcol-Lock sulle “Modifiche agli art. 125 e 186 del Codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, concernenti un dispositivo di blocco da installare sui veicoli in uso ai soggetti condannati per guida in stato di ebrezza”. “Una delle maggiori criticità sulla mobilità nelle grandi città – viene spiegato – è la mancanza di infrastrutture per il trasporto rapido di massa nelle aree urbane. L’Italia sconta un ritardo riguardo la dotazione di reti ferroviarie urbane, necessarie per incrementare l’offerta e velocizzare i tempi degli spostamenti con i mezzi pubblici. Rispetto ai grandi Paesi europei, le città italiane possono contare su meno del 40% della dotazione di metropolitane, meno del 50% della dotazione di reti tranviarie e sul 50% di quelle ferroviarie suburbane. Il Pnrr rappresenta una grande opportunità ma va messo a sistema con le altre risorse provenienti dai piani di investimento nazionali cofinanziati”. Per Gualaccini, “è essenziale che la mobilità sia intesa come servizio sociale, difatti, la gran parte degli spostamenti degli italiani (il 77,6%) è riducibile, per lo più, in brevi spostamenti inferiori ai 10 km, cioè nelle aree urbane. Anche la percentuale di incidenti stradali avviene per il 70% dei casi nelle aree urbane. Ulteriore riferimento è opportuno all’ipotesi della ‘Città in 15 minuti’, la quale pone l’accento sulla necessità di sviluppare un modello di mobilità intesa come servizio sociale capace di coinvolgere tutti gli attori protagonisti”.

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