Corte Ue: presentato il Rapporto 2020, 1.582 cause introdotte e 1.540 definite nell’anno della pandemia. Cala la durata media dei procedimenti

Di fronte alla Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha il compito di garantire il rispetto del diritto dell’Unione, vigilando sull’interpretazione e sull’applicazione uniforme dei Trattati e assicurando il controllo della legittimità degli atti adottati dalle istituzioni, organi e organismi dell’Unione, nel 2020 sono state introdotte 1.582 cause (dinanzi ai suoi due organi, la Corte di giustizia e Tribunale), numero inferiore alla cifra record del 2019 (1.905), ma non lontano dalle cifre del 2018 (1.683) e del 2017 (1.656). Le cause definite sono state 1.540, numero inferiore al 2019, ma in linea con quelle del 2017. A fine 2020 vi erano 2.542 cause pendenti. Questi sono alcuni dei dati pubblicati oggi nella Relazione annuale 2020 della Corte, che offre una dettagliata fotografia del proprio lavoro. La durata media dei procedimenti nelle cause definite dinanzi ai due organi giurisdizionali è stata di 15,4 mesi, il livello più basso mai raggiunto, il che “dimostra il perseguimento costante dell’obiettivo di miglioramento dell’efficienza nella gestione dei procedimenti”, si legge nel Rapporto. Della Corte fanno parte 81 giudici e 11 avvocati generali, 2.235 funzionari e agenti, per il 61% donne (che però nei livelli dirigenziali sono il 41%), 601 giuristi linguisti che traducono i documenti scritti, 70 interpreti. Il bilancio 2020 della Corte è stato di 437 milioni di euro. Tra i temi più frequenti nelle cause affrontate nel corso dell’anno, quelli legati ad asilo, protezione dati personali, tutela dei consumatori, previdenza sociale, aiuti di Stato, concorrenza, proprietà intellettuale. Nel Rapporto si trovano i principali sviluppi giurisprudenziali, classificati per materia.

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