Rosario Livatino: don Ciotti (Libera), “non farne un ‘santino’ ma imitare il suo luminoso esempio”

“Ora che è beato, dobbiamo stare attenti a non farne un ‘santino’ da invocare o da celebrare. Il miglior modo per ricordarlo è invece imitarlo nel suo luminoso esempio di virtù civili e cristiane”. Lo dice don Luigi Ciotti, presidente Libera e del Gruppo Abele, dopo la beatificazione ad Agrigento di Rosario Livatino, che “oggi più che mai, vive”. Una vita che continua “nella memoria di chi l’ha conosciuto”, “nel lavoro della cooperativa di giovani che porta il suo nome e coltiva le terre confiscate ai boss”, “nell’ammirazione di tanti magistrati, giuristi e studenti che a lui si ispirano nel coltivare l’amore per il diritto e soprattutto per i diritti di ogni persona”, “nell’impegno di chiunque si spenda contro ogni forma di prepotenza, violenza e sopraffazione dell’uomo sull’uomo”.
Nelle parole di don Ciotti un messaggio chiaro: “Rosario Livatino non era un uomo dalle grandi certezze, ma piuttosto dalle grandi e coraggiose domande. Il dubbio, la domanda profonda e feconda, erano il motore del suo pensiero e la premessa del suo agire. Sia nella fede che nella professione”. “Non gli interessavano una fede esibita o una carriera brillante. Aderiva con sincerità di cuore al Vangelo e lo incarnava nelle sue scelte di vita. Con altrettanta sincerità aderiva alla legge per farla rispettare, sapendo però che la legge è sempre solo un mezzo, mentre il fine è la giustizia”. Il presidente di Libera si sofferma anche sull’abitudine a “interrogare senza sconti la propria coscienza”, che “non lo rendeva incerto nell’azione”. “Era, anzi, un magistrato risoluto, capace di portare avanti inchieste scomode e imboccare strade innovative, ad esempio riguardo alla confisca dei beni mafiosi”. La sua attenzione anche su un’altra sua caratteristica, cioè “l’enorme senso di responsabilità”. “Si sentiva responsabile verso lo Stato e verso il ruolo di tutore della legge che gli aveva affidato. Ma si sentiva tanto più responsabile verso le persone, i loro diritti e la loro dignità”.
“Le sue bussole erano il Vangelo e il Codice, che sempre teneva a portata di mano”.

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