Funerali Luana D’Orazio: mons. Tardelli (Pistoia), “lunghissima la litania dei morti sul lavoro. Qualcosa di inaccettabile. Dobbiamo chiedere perdono a lei e a tutte le altre vittime”

(Foto ANSA/SIR)

“È una lunga, lunghissima litania quella dei morti sul lavoro. È una litania che si allunga ogni giorno senza arrestarsi. Due, tre vittime al giorno. Qualcosa di inaudito. Di inaccettabile”. Si è aperta con queste parole l’omelia che il vescovo di Pistoia, mons. Franco Tardelli, ha pronunciato durante i funerali di Luana D’Orazio, la 22enne morta sul lavoro la scorsa settimana in un’orditoria di Oste di Montemurlo. Il rito è stato celebrato nella chiesa di Cristo Risorto a Spedalino Asnelli, nel comune di Agliana.
“Ora siamo qui attorno al corpo straziato di Luana. La sua storia ha commosso l’intero Paese. Ma il suo corpo straziato è qui a nome di tutti gli altri corpi straziati ogni giorno sui luoghi di lavoro”, ha ammonito il vescovo, per il quale “Luana e tutti gli altri, oggi, stanno qui, in piedi davanti a noi: ci guardano, ci osservano e ci chiedono conto. Ci dicono che non bastano le emozioni forti, non basta che ci commuoviamo per un momento: occorrono impegno e responsabilità, concretezza, determinazione e scelte coraggiose; occorre che le cose cambino”. “Ci dobbiamo lasciare inquietare dallo sguardo di tutti i morti sul lavoro, da quegli occhi che oggi ci fissano”, ha aggiunto mons. Tardelli: “Vorremmo abbassare i nostri, per la vergogna. Non possiamo farlo. Dobbiamo lasciarci guardare. Non ci guardano con odio e risentimento ma, nonostante tutto, con amore. Il loro sguardo è supplica, accorata supplica, insistenza, stimolo, pressione esigente perché non capiti più quello che è accaduto a loro; perché cambiamo il nostro modo di vivere e di organizzare la società”.
Il vescovo ha poi evidenziato che “se non c’è lavoro e lavoro per tutti, vuol dire che le cose non vanno bene. È inutile girarci intorno. Se il lavoro non è dignitoso, rispettoso della dignità della persona umana, se non è libero, creativo, partecipativo e solidale e adeguatamente remunerato, la società non è buona”. Poi è tornato a parlare della giovane morta sul lavoro: “L’odierna celebrazione è certamente innanzitutto accompagnamento alle porte del cielo della nostra carissima Luana; sostegno e conforto nella fede per la sua famiglia e il piccolo suo bambino”. “Nello stesso tempo però queste esequie non possono non essere anche una corale richiesta di perdono a Luana, a tutti i morti sul lavoro e a Dio stesso”, ha affermato mons, Tardelli: “Non possiamo non chiedere perdono, sinceramente, dal profondo del cuore per questa come per tutte le altre morti. Perché queste cose non dovevano succedere. E se sono successe, la responsabilità, in qualche modo è di tutti. Forse in misura diversa e per questo giustamente la magistratura deve fare il suo corso. Ma tutti quanti portiamo il peso di queste morti ingiuste, indegne, delittuose”.

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