Lavoro: mons. Meini (Fiesole), “la vicenda Bekaert e la sorte delle 112 famiglie coinvolte non ci può lasciare indifferenti. Garantire una risposta concreta”

“La vicenda Bekaert e la sorte delle 112 famiglie che vi sono coinvolte non può lasciare indifferenti le comunità religiose della diocesi di Fiesole”. A parlare è il vescovo, mons. Mario Meini. “È davvero umiliante dover assistere allo smantellamento di una delle aziende che ha segnato la storia economica di Figline Valdarno e di tutto il territorio circostante. Una storia iniziata nel 1959 quando la Pirelli realizzò lo stabilimento per la produzione di steelcord, arrivando progressivamente ad occupare oltre mille dipendenti”, afferma il presule.
“Sono passati tanti anni e stiamo assistendo a profonde trasformazioni del mondo del lavoro. Ci rendiamo conto di essere entrati ormai nella ‘quarta rivoluzione industriale’ e che i cambiamenti nelle aziende sono necessari. Ciò che non possiamo condividere è che il profitto diventi l’unico indice di condizione per il funzionamento di una azienda”, osserva il presule ricordando le parole di Giovanni Paolo II: “È possibile che i conti economici siano in ordine ed insieme che gli uomini, che costituiscono il patrimonio più prezioso dell’azienda, siano umiliati e offesi nella loro dignità”. Per il vescovo, “ciò che resta davvero incomprensibile nella vicenda Bekaert è che, pur essendo da tutti riconosciuta come una azienda di eccellenza e con personale altamente qualificato, se ne sia deciso lo smantellamento senza una prospettiva futura per le persone che fino ad ora vi hanno lavorato”.
Mons. Meini aggiunge: “Papa Francesco più volte ha parlato di disoccupazione come piaga sociale e conseguenza di un sistema economico non più capace di creare lavoro perché abbagliato solo dal profitto. Nel nostro territorio la disoccupazione è un virus che indebolisce e compromette seriamente il corpo sociale della città di Figline e dei paesi limitrofi. Sentiamo pertanto il dovere di esprimere la nostra solidarietà con i lavoratori che rischiano di essere messi ai margini e al tempo stesso di chiedere creatività per assicurare a loro e a tutto il territorio un futuro di lavoro e di lavoro dignitoso. Parafrasando lo slogan dei sindacati per il 1° maggio, diciamo che il territorio si cura con il lavoro”.
Di qui l’appello ai diversi soggetti politici, economici e sociali, soprattutto regionali e nazionali, “di dare concretezza in tempi brevi alle proposte circolate in questi mesi e garantire una risposta concreta alla troppo lunga attesa delle 112 famiglie direttamente coinvolte e di tutto il nostro territorio”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa