Coronavirus Covid-19: Casa della Carità, al via il progetto “E ti vengo a cercare” per accogliere i vulnerabili fisici e psichici anche in pandemia

Accogliere la vulnerabilità fisica e psichica, anche in tempo Covid: è l’obiettivo del progetto “E ti vengo a cercare”, che sta prendendo forma alla Casa della Carità di Milano ed è realizzato grazie al contributo di UniCredit. “Questo progetto nasce da un’idea di fondo che accompagna da sempre il cammino della Casa della Carità è che è ancor più valida in tempo di pandemia: è importante occuparsi delle persone più gravemente emarginate, perché quello che si comprende con questa specifica attenzione getta le basi per una nuova visione della cura territoriale e per un autentico progetto di salute e benessere, che si rivolga con efficacia a tutti i cittadini e non solo ai più fragili”, afferma don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione. “Siamo molto fieri del sostegno fornito alla Casa della Carità; supportare i più fragili e aiutare concretamente le persone soggette a vulnerabilità ha un impatto positivo per tutto il territorio – commenta Marco Bortoletti, di UniCredit –. In un momento così difficile il nostro Gruppo sente forte la responsabilità e la necessità di fare la propria parte e ci siamo attivati in ogni modo possibile per essere di ausilio alle comunità e ai territori lombardi. La missione di Casa della Carità e lo scopo del progetto ‘E ti vengo a cercare’ è pienamente coerente con gli obiettivi perseguiti da UniCredit”.
“E ti vengo a cercare” si inserisce in “Regaliamoci futuro”, il percorso di riprogettazione dell’azione sociale e degli spazi, che la Fondazione di via Brambilla ha avviato nei mesi scorsi, e consiste in un’accoglienza specializzata per persone con gravi vulnerabilità psichiche e fisiche. Ogni ospite è seguito da un operatore a lui dedicato (case manager), che lavora insieme a un’équipe multidisciplinare per realizzare progetti di accoglienza personalizzati e flessibili nelle modalità e nei tempi di permanenza. Al momento sono seguite 17 persone, 14 uomini e 3 donne, con vulnerabilità diverse.
Parte del progetto è anche un processo di ricerca e raccolta dati – sull’utenza incontrata, sui fenomeni sanitari, sulla risposta dei servizi – realizzato in collaborazione con l’Istituto Mario Negri di Milano e con l’ufficio epidemiologico di Ats Milano. “Si potrà così arricchire – spiegano dalla Casa della Carità – una banca dati, per una riflessione puntuale sull’accesso delle persone vulnerabili ai servizi socio-sanitari, individuando cosa potenziare per una migliore risposta sanitaria complessiva, anche alla luce delle acquisizioni ulteriori rese possibili dall’emergenza coronavirus”.

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