Giorno della Memoria: mons. Sorrentino (Assisi), “l’antisemitismo un virus tremendo” da contrastare con il ricordo

“Assisi per noi perseguitati è stato un abbraccio”. Lo ha detto Mirjam Viterbi, ebrea salvata negli anni 1943-1944, al vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino, oggi pomeriggio, in occasione della presentazione del libro “Gli abitanti del Castelletto” (Edizioni Francescane Italiane), scritto quando aveva 10 anni ed era nascosta insieme alla sua famiglia nella città serafica. L’evento si è aperto con i saluti del presidente dell’assemblea legislativa, Marco Squarta, che ha sottolineato “la vergogna della Shoah”, del sindaco di Assisi, Stefania Proietti, che ha parlato del grande esempio dei Giusti, e dalla ideatrice del Museo della Memoria, Marina Rosati. È stato poi il responsabile della sede Ansa dell’Umbria, Claudio Sebastiani a intervistare il vescovo sul libro del quale il presule ha curato l’introduzione. “Quando Mirjam me lo ha fatto vedere – ha spiegato mons. Sorrentino – mi sono detto che era un dovere pubblicare questo quadernino con il racconto da lei scritto, attraverso il quale la piccola si estranea dalla realtà terribile che la circonda per gettare luce nel buio della Shoah”. “L’antisemitismo – ha continuato il vescovo – è un virus tremendo, come quello che ci ha colpito ora, che va contrastato attraverso la cultura della memoria”. Nel corso della presentazione è intervenuto anche Ugo Sciamanna, nipote di Trento Brizi, tipografo assisano che stampò, assieme al padre Luigi, le false carte d’identità per gli ebrei.

L’incontro si è concluso con un omaggio musicale al popolo ebraico da parte dello stesso vescovo che si è esibito alla pianola insieme al chitarrista Fausto Perticoni e al soprano Laura Cannelli. “Questa performance – ha affermato il vescovo – nasce per ricordare il sorriso di monsi. Nicolini che ha accolto i fratelli ebrei quando giunsero ad Assisi per chiedere protezione e ospitalità. Ma anche per rendere omaggio a tutti quelli che vennero salvati e agli ebrei del mondo. È una sintonia del cuore che si esprime in note musicali. Ci riporta la memoria ma si apre anche al futuro”.

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