Consiglio permanente Cei: comunicato finale, “vaccinarsi è atto di fiducia nella ricostruzione del sistema-Paese”. Reagire al “calo demografico” e riaprire “il prima possibile” le scuole

“Vaccinarsi non è solo un gesto di amore per se stessi, ma di attenzione e di cura verso gli altri, oltre che un atto di fiducia nella ricostruzione del sistema-Paese”. È quanto si legge nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente della Cei, diffuso oggi. “Insieme al triste impatto sulla salute delle persone, la pandemia ha aggredito tutti gli ambiti di vita, andando ad incidere in particolare sulle condizioni dei più vulnerabili, dei poveri, degli anziani, dei disabili e dei giovani, i grandi dimenticati di questa crisi”, fanno notare i vescovi, secondo i quali “a preoccupare è il calo demografico al quale si aggiunge un invecchiamento progressivo della popolazione e la desertificazione di alcuni territori”. Di qui la necessità di “politiche familiari adeguate” e di “moltiplicare gli sforzi per continuare, nonostante le gravi difficoltà nelle quali le famiglie, gli insegnanti e i catechisti si trovano a operare, l’impegno educativo nei confronti delle nuove generazioni e per ricostruire al più presto condizioni e contesti che permettano esperienze formative integrali”. “Le nuove tecnologie sono di grande aiuto per tenere i contatti e per svolgere attività, ma non possono sostituire la ricchezza dell’incontro personale, della presenza”, il monito della Cei: “Aumentano le difficoltà dei bambini e soprattutto degli adolescenti, a cui va riconosciuto di avere vissuto, nella maggioranza dei casi, questi mesi con grande responsabilità e senso civico”. “Non si può tuttavia nascondere – hanno osservato i vescovi – che sembrano crescere l’insofferenza dei giovani e la preoccupazione delle famiglie. I bambini, i ragazzi, i giovani e l’intera comunità hanno bisogno che le scuole, i centri educativi, le parrocchie, gli oratori possano tornare il prima possibile a svolgere la loro funzione di contesti di crescita. Non ci potrà essere un ritorno improvviso alle condizioni di prima, ma fin d’ora tutti, comunità civili ed ecclesiali, sono sollecitati a fare la propria parte, partendo da quello che questo tempo sta mettendo in evidenza”.

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