Prete ucciso a Como: mons. D’Urso (Fondazione antiusura Bari), “il sangue dei martiri della carità genera nuovi testimoni”

“La sua vita dedita alla carità, alla prossimità e al dialogo con i più deboli, gli scartati della società del benessere è la testimonianza di una Chiesa universale che accoglie i fratelli di ogni nazionalità, credo religioso e stato sociale. Il sangue dei martiri della carità genera nuovi testimoni”. Questo il pensiero di mons. Alberto D’Urso, presidente della Fondazione antiusura San Nicola e Santi Medici di Bari, riguardo la morte di don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso a Como il 15 settembre scorso.
I volontari della Fondazione, si legge in una nota, si uniscono alla preghiera e al dolore della comunità della diocesi di Como e della famiglia di don Roberto Malgesini ucciso “mentre aiutava una persona povera e malata con problemi psichiatrici, ultima tra gli ultimi”.
“Soffia in Italia e nel mondo un vento di intolleranza e discriminazione nei confronti dei più fragili che si riverbera nei rapporti tra le persone con la violenza”, osserva mons. D’Urso, evidenziando come “la pandemia da Covid-19 con i suoi drammatici risvolti anche economici e sociali ha esasperato i sentimenti di paura, diffidenza e odio tra le persone”. “Siamo tutti sulla stessa barca ci ricordava Papa Francesco durante il lockdown, non ci si salva da soli”, ricorda il presidente della Fondazione antiusura: “Non è possibile alcuna ripresa economica, se non portiamo a far parte delle nostre comunità, che siano la famiglia, il quartiere, la città, fino alla nazione, all’Europa e all’Universo, la fetta di popolazione più povera, fragile ed emarginata”.

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