Lampedusa: don La Magra (parroco), “meglio trasferire le persone sulla terraferma. Navi militari per i salvataggi”

“La nostra richiesta al governo è che non vengano trattenute così tante persone a Lampedusa. La permanenza nell’hotspot non è rispettosa dei diritti degli esseri umani, perché non ci sono gli spazi e i servizi necessari”. Lo afferma oggi in una intervista al Sir don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando a Lampedusa, sotto pressione per gli sbarchi degli ultimi giorni. Nel centro di Contrada Imbriacola sono al momento circa 1.200 persone. Il Viminale ha annunciato l’invio di altre tre navi quarantena, oltre alle due già al largo di Lampedusa. “La situazione reale nell’isola non è come nel 2011 perché le persone sono nell’hotspot e nella Casa della fraternità, non ci sono migranti che invadono l’isola come viene detto – precisa il parroco –. Certo sono in grave disagio, dormono a terra, sotto gli alberi, non ci sono servizi igienici per tutti e questo è disumano”. La parrocchia ha offerto la disponibilità della Casa della fraternità per i più vulnerabili “ma è sempre complicato gestire tutto quando i numeri sono così alti”. Don La Magra pensa che le navi quarantena “siano inutili, anche perché si riempiono subito. Rimangono bloccate 14 giorni con persone già visitate e che hanno fatto il tampone. E se ci fosse improvvisamente un positivo sarebbe anche peggio. Sarebbe meglio alleggerire la pressione sull’isola portando le persone sulla terraferma”. Le navi, prosegue, “sarebbero più utili se facessero la spola tra Porto Empedocle e Lampedusa. Anche perché non sono numeri ingestibili se trasferiti in altri posti”. Il parroco di Lampedusa apprezza l’iniziativa dell’artista Bansky, che ha finanziato di tasca propria una missione di salvataggio: “Dovrebbero seguirla in tanti. Continuiamo ad assistere a tragedie perché non ci sono vie legali e non ci sono salvataggi in mare. Rappresenta un segno, perché una sola barca non risolve ma ci dice che è possibile farlo”. Nei giorni scorsi ha officiato una piccola preghiera per il migrante della Guinea Bissau recuperato proprio dall’imbarcazione di Bansky. Sui social ha postato la scritta #Blacklivesmatter, sullo sfondo il cimitero di Lampedusa e la camera mortuaria con il corpo del giovane migrante. “Se lo slogan vale per l’America dovrebbe valere per tutti, anche in Europa – afferma il parroco –. Ogni vita ha valore”. Nel frattempo anche le Ong Sea Watch e Open arms hanno ripreso il mare: “Ma speriamo non vengano considerate un ostacolo come in passato”, commenta. “Il governo sembra sempre preoccupato per le Ong – osserva – allora potrebbe mettere a disposizione le navi militari per i soccorsi. Non ci interessa chi lo fa, purché qualcuno lo faccia, come nel 2013 quando c’era la missione Mare nostrum”.

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