Turchia: Santa Sophia moschea. Solidarietà dei patriarcati ortodossi a Bartolomeo, “basilica simbolo di fede e civiltà cristiana”

Il mondo ortodosso reagisce duramente alla decisione presa dalla Corte suprema turca di trasformare la basilica di Santa Sofia di Istanbul in moschea. Da Cipro, secondo quanto riporta oggi il sito di informazione ortodossa “Orthodox Times”, l’arcivescovo Chysostomos dice di non voler contattare il patriarca ecumenico perché “i turchi stanno monitorando i nostri telefoni”. L’arcivescovo ricorda l’appello lanciato il 1° luglio dal patriarca Bartolomeo, per il quale “la conversione di Santa Sofia in moschea deluderebbe milioni di cristiani nel mondo”. E “consideriamo dannoso” che nel XXI secolo Santa Sofia “diventi una causa di confronto e conflitto”. Chysostomos sottolinea il coraggio di una presa di posizione così netta e si dice preoccupato perché “il patriarca ecumenico vive in Turchia e sappiamo benissimo che ogni piccolo respiro che fa infastidisce i turchi. Ecco perché dobbiamo proteggere il patriarca ecumenico e non metterlo in difficoltà. La situazione è delicata”. Ieri, l’arcivescovo di Cipro ha incontrato il presidente del Partito Democratico, Nikolas Papadopoulos, ed hanno deciso di avviare una raccolta di firme on line sulla questione di Hagia Sophia. Il patriarca Daniel, capo della Chiesa ortodossa di Romania, ha inviato una lettera al patriarca ecumenico Bartolomeo, per esprimere sostegno e ribadire “la sua solidarietà a tutti coloro che difendono questo simbolo della Chiesa universale”. Nel comunicato, il Patriarcato ortodosso romeno sottolinea “l’inestimabile valore di questa basilica, unanimemente riconosciuta come simbolo di fede e civiltà cristiana e di arte universale tanto da includerla nel patrimonio culturale universale dell’Unesco nel 1985”. Scende in campo anche il Patriarcato georgiano che chiede all’amministrazione turca di “essere saggia”. In un momento in cui “l’umanità deve affrontare molte sfide globali, è molto importante mantenere e rafforzare i buoni rapporti tra cristiani e musulmani”, si legge in un comunicato. Durissime anche le prese di posizione dei governi greci e ciprioti rispetto alla decisione della Turchia. Il ministro degli esteri di Cipro, Nikos Christodoulidis, sottolinea in un tweet “la crescente e flagrante violazione della Turchia dei suoi obblighi internazionali” con la modifica della designazione di Hagia Sophia, “un sito del patrimonio mondiale e un simbolo universale della fede ortodossa”. Il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, ha invece annunciato sempre su Twitter: “Ho informato i miei colleghi” Ue della “decisione provocatoria della Turchia – contro il patrimonio culturale mondiale e l’Unesco – di annullare il decreto di Kemal Ataturk del 1934 per la protezione di Hagia Sophia”.

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