Coronavirus Covid-19: vescovi messicani, “abbracciamo il nostro popolo”. Servono “informazione chiara e tamponi numerosi, costanti e rapidi”

“Nel mezzo della pandemia, noi vescovi messicani abbracciamo il nostro popolo nel suo dolore e lo incoraggiamo alla speranza. Solo se stiamo uniti e ci facciamo carico gli uni degli altri potremo superare le attuali sfide globali e nazionali”. Inizia così il messaggio indirizzato dalla Conferenza episcopale messicana (Cem) a tutte le “persone di buona volontà”. L’abbraccio, scrivono i vescovi, è idealmente indirizzato ai “fratelli infermi e vulnerabili”, ai “fratelli poveri e indifesi”, ai “fratelli che soffrono a causa della violenza”, a “un’autentica cultura democratica e all’autentica promozione del bene comune”, alla “comunità educativa”. Infine, l’abbraccio è rivolto “a tutto il popolo di Dio”. Secondo i dati ufficiali, il Messico ha registrato finora 226.089 contagi e 27.769 vittime, con uno dei tassi di mortalità più alti del mondo.
Nel dettaglio, i vescovi si dicono preoccupati per le condizioni dei malati di Covid-19 e di altre malattie croniche e degenerative. Di fronte alla realtà di un contagio che non accenna a diminuire, “è necessario che le autorità civili realizzino ogni sforzo possibile per fornire informazione solida e trasparente sull’estensione del contagio e della sua evoluzione, così come del numero di morti che esso causa. Perciò, è opportuno che il numero di tamponi effettuato sia ampio, costante e rapido”. Inoltre, “la pandemia ha evidenziato nel nostro Paese la necessità di rafforzare il sistema sanitario, la mancanza di mezzi sufficienti agli operatori sanitari e l’urgenza dell’accesso di tutti ai servizi sanitari”.
Altra grande preoccupazione della Chiesa messicana è la situazione economica, a causa del blocco delle attività economiche e del crollo dell’occupazione: “È evidente l’urgenza di promuovere un’economia solidale e i consumi locali”, di fronte a dati preoccupanti: quasi 10mila imprese hanno chiuso tra aprile e maggio e 12 milioni di lavoratori hanno smesso di ricevere il proprio salario nel solo mese di aprile, mentre la povertà si avvicina a coinvolgere il 60% della popolazione.
Da qui l’appello alle Istituzioni, perché mettano il lavoro, che viene prima del capitale, come insegna la Dottrina sociale, al primo posto delle proprie azioni.

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