Israele: Salesiani, corsi di agricoltura e giardinaggio per ridare slancio ai giovani di Cremisan e Nazareth

Mini corsi di formazione legati alla coltivazione delle olive, all’orticoltura e alla realizzazione di giardini pensili, nati in collaborazione con il ministero dell’Agricoltura del governo palestinese, per favorire l’attività delle donne e offrire strumenti di agricoltura biologica e sostenibile: sono le iniziative messe in campo dai salesiani in Israele per ridare slancio alla casa di Cremisan. “Cremisan è uno dei pochi polmoni verdi della Regione – afferma don Alejandro León Mendoza, ispettore del Medio Oriente (Mor) –. Abbiamo cominciato a fare in modo che i giovani possano venire da noi a fare dei campi scuola di un giorno, per offrire esperienze a chi non ha altre possibilità di contatto con la natura, coinvolgendoli in progetti rispetto dell’ambiente, che diventano anche occasioni di incontro e di rispetto interreligioso. Infine, accogliamo e incoraggiamo le richieste di giovani che vogliono fare volontariato in Palestina e che abbiano intenzione di impegnarsi in progetti educativi in ambito sociale”. “Il nostro obiettivo – spiega Adele Amato, a capo dell’Ufficio di Pianificazione e sviluppo locale – è di utilizzare i progetti come veicolo del rafforzamento della missione salesiana, rispettando al massimo della trasparenza le richieste dei donatori di oggi e riservando la massima attenzione alla gestione delle risorse e alla sostenibilità. In parallelo, siamo costantemente impegnati a trovare un veicolo per il finanziamento delle attività, attraverso iniziative come la cantina, il forno, la formazione per il personale delle aziende, con l’obiettivo di restituire i salesiani ai giovani, liberandoli il più possibile dalle attività amministrative e concentrandoli sulla missione scolastico-educativa e di sostegno dei giovani”. Da Cremisan a Nazareth, nel Distretto settentrionale di Israele: “Si tratta – dichiara don Lorenzo Saggiotto, oggi direttore del centro salesiano a Betlemme, fino allo scorso anno impegnato a Nazareth – di una realtà difficile. L’ambiente giovanile di Nazareth – sottolinea – è molto difficile per i ragazzi arabo israeliani, che risentono negativamente del contatto con il mondo ebraico. Qui sempre più spesso la religione è solamente un’immagine esteriore, stiamo assistendo a una secolarizzazione forte anche nell’Islam. Il problema più grande è quello della crisi d’identità: per capirlo basta considerare il fatto che tra i nostri studenti musulmani, che sono l’80% del totale, soltanto il 20% rispetta il Ramadan”.

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