Coronavirus Covid-19: mons. Melillo (Ariano Irpino), “abitiamo la città con uno stile accogliente”

“Un tempo che da ciascuno pretende una riflessione e un’azione”. Così il vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, mons. Sergio Melillo, definisce l’oggi, segnato dalla pandemia da Covid-19, in una lettera-riflessione rivolta a politica e istituzioni. Tra i “verbi” da declinare oggi, osserva, “troviamo il verbo abitare”: “Ci sono almeno due modi di abitare un luogo. Il primo è quello di una chiusura su sé stessi, che decontestualizza in una attitudine fondamentalmente egoista, isolandoci dal contesto in cui il luogo del nostro abitare si situa”. Per quanto riguarda Ariano, secondo il presule, “non è accettabile lo stato delle vie d’accesso e di comunicazione che ne snatura la naturale geografia di cerniera tra i due mari, di terra di mezzo tra due regioni”. Il secondo è, invece, “quello auspicabile di un’apertura che ampli i confini visibili dell’abitare. Non possiamo abitare semplicemente la nostra casa nella quale abbiamo vissuto un tempo sospeso e percepito il mondo fuori come inospitale”. Di qui l’invito ad “aver coscienza di abitare una città accogliente, un territorio straordinario, una realtà più ampia, con attività lavorative in oggettive difficoltà, il cui destino è necessariamente comune, del quale deve farsi carico ciascuno, tanto più chi intende rivestire responsabilità pubbliche”. Questo stile dell’abitare, per il vescovo, “è in realtà lo stile proprio della nostra gente, dei nostri luoghi, delle nostre realtà. Ma è necessario un impegno comune che miri a custodirlo e, in qualche modo, a riappropriarcene dando futuro di relazioni, di lavoro e di attività che creino condizioni necessarie per continuare ad abitare questi luoghi”. Mons. Melillo esorta ad amare “questa città, come parte integrante della vostra personalità. Voi siete piantati in essa: in essa saranno piantate le generazioni future”.

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