Lavoratori immigrati: mons. Staglianò (Noto), “negli insediamenti informali, limitato accesso ad acqua e servizi igienici”. “Regolarizzazione urgente”.

Quello dei migranti, in questo momento di emergenza del Covid-19, è “un dolore reso invisibile” che “fa appello alla comune umanità contro il virus dell’indifferenza”. Lo afferma mons. Antonino Staglianò, vescovo di Noto e delegato per le Migrazioni per la Conferenza episcopale siciliana, in documento dal titolo “Nessuno indietro, tutti umani!”, reso pubblico oggi. Il presule si sofferma su “alibi e paure, drammi e volti e omissioni gravi”: “L’emergenza Covid-19 ci ha posto domande fondamentali che urgono ancora risposte condivise e concrete. Ha contribuito, senz’altro, a far passare in ultimo piano drammi più grandi, come le povertà del mondo e le guerre. Se la pandemia – scrive mons. Staglianò – ha spinto, emotivamente, a qualche consapevolezza in più sulla gravissima crisi ambientale, è stata, invece, un facile alibi per passare sotto silenzio il dramma dei migranti e anzi per accentuare, strumentalmente, la lettura distorta che li assimila a un pericolo per noi”.
Il presule evidenzia che “nel nostro Paese e nella nostra Sicilia esistono insediamenti informali, sia in aree urbane che in aree rurali, caratterizzate da forte disagio abitativo e scarso accesso all’acqua e a servizi igienici”. Parlando della popolazione degli “insediamenti informali, in prevalenza migranti e rifugiati”, mons. Staglianò individua “molteplici criticità”: non solo le difficoltà di rilascio e rinnovo dei documenti di soggiorno e di accesso ai servizi sanitari pubblici territoriali, ma anche “la precarietà delle condizioni di vita caratterizzate da un limitato accesso all’acqua, potabile e non, ai servizi igienici e alle altre misure atte a favorire l’igiene personale” alla quale è legata la prevenzione dalla pandemia. Allora, per il presule, “lasciare i migranti in condizioni di povertà estreme, mette in pericolo loro – ma per l’interconnessione che questa pandemia ci ha fatto riscoprire – anche noi! E quindi, non solo per l’empatia che ci fa essere umani, ma anche perfino per una considerazione di saggezza pratica si richiede una politica di regolarizzazione urgente”.

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