Nuovi cardinali: mons. Gregory (Washington), “un segno del continuo investimento della Chiesa nell’opera di giustizia, pace e armonia tra le persone”

(da New York) Noto per le sue posizioni moderate e diplomatiche anche nei confronti delle controversie razziali, il cardinale eletto, mons. Wilton Gregory, arcivescovo di Washington, dopo aver guidato Atlanta, in Georgia, è passato a Washington dove ha ereditato una diocesi ferita dallo scandalo degli abusi. La morte di George Floyd e le proteste che ne sono seguite lo hanno visto anche come uno dei firmatari della lettera di quest’estate sulla giustizia razziale, dove, tra l’altro, si leggeva di un ritardo e di una resistenza della Chiesa istituzionale su questo fronte, aggiungendo che “come leader cattolici siamo stati troppo lenti nel correggere le nostre mancanze. La preghiera e il dialogo, da soli, non bastano. Dobbiamo agire per realizzare un vero cambiamento”. L’arcivescovo, poi, non ha esitato a condannare la visita del presidente Trump al santuario di Giovanni Paolo II, a pochi giorni dalle manifestazioni pacifiche, in cui le forze dell’ordine avevano usato proiettili di gomma e gas lacrimogeni per far sgomberare i manifestanti e far in modo che il presidente si facesse scattare una foto controversa davanti alla chiesa di San Giovanni con in mano una Bibbia. Gregory aveva dichiarato in quell’occasione: “San Papa Giovanni Paolo II è stato un ardente difensore dei diritti e della dignità degli esseri umani. Certamente non condonerebbe l’uso di gas lacrimogeni e altri deterrenti per zittirli, disperderli o intimidirli per un’opportunità fotografica di fronte a un luogo di culto e di pace”.
Per John Carr, direttore del centro sulla Dottrina sociale cattolica e pubblica alla Georgetown University, riconoscere la leadership di Gregory, “una voce persistente e coerente per la dignità di tutti”, in un momento in cui il Paese è lacerato da un razzismo persistente, “è un segno di speranza”. A chi gli ha chiesto il senso di questa nomina, l’arcivescovo di Washington ha risposto che si tratta di “un’altra opportunità per servire e prendersi cura della Chiesa e per avere la Chiesa (di Washington) in più stretta unione con Papa Francesco”. E ha aggiunto: “Spero che sia un segno del continuo investimento della Chiesa nell’opera di giustizia, di pace e di armonia tra le persone”.

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