Colombia: vescovi, “dolore, preoccupazione e condanna per uccisioni leader sociali. Serve una politica nazionale contro questa minaccia”

“Noi vescovi avvertiamo immenso dolore, preoccupazione e condanna nel ricevere, ogni giorno, in questo inizio di 2020, notizie di omicidi di leader sociali e di minacce alle comunità. Manifestiamo la nostra solidarietà ai sopravvissuti, ai familiari e ai cari di coloro che hanno perso la vita in questa ondata di violenza e morte senza senso”.
Lo afferma la Conferenza episcopale colombiana (Cec), attraverso una nota diffusa oggi, che porta le firme del presidente, mons. Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio, del vicepresidente, mons. Ricardo Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, e del segretario generale, mons. Elkin Álvarez Botero, vescovo ausiliare di Medellín. Una presa di posizione forte, dettata dalla preoccupante situazione di incremento di uccisioni e minacce di leader sociali, comunitari, ex membri delle Farc.
Secondo l’Indepaz, l’Istituto per lo sviluppo e la pace, nel corso del 2020 sono già 17 le uccisioni di leader sociali e persone che agivano in difesa dei diritti umani. I vescovi si dicono vicini anche alle diocesi e alle comunità che continuano a essere vittime del flagello della violenza, soprattutto nei dipartimenti del Chocó, Cauca, Valle del Cauca, Norte de Santander, Nariño e Arauca.

I vescovi chiedono il rispetto della vita di ogni persona, “che è sacra”, e chiedono al Governo e alla società civile di fare “tutto ciò che è necessario per prevenire il verificarsi di omicidi, attacchi e azioni violente contro i nostri fratelli e sorelle”, avvertendo che questi fatti finiscono per “minacciare la democrazia e le istituzioni del Paese”.
La Cec si rivolge anche alle nuove autorità municipali e regionali recentemente elette, esortandole a includere azioni per proteggere le comunità e i leader sociali nei loro programmi amministrativi.
“Insistiamo sulla necessità di attuare una politica pubblica nazionale per far fronte a questa minaccia, che comprende azioni di protezione, risposta tempestiva agli allarmi e presenza effettiva delle Istituzioni statali nelle comunità più vulnerabili”, la richiesta dei presuli.
Infine, nella loro lettera i vescovi ricordano che continueranno ad accompagnare e incoraggiare il lavoro delle comunità, specialmente quelle che sono più remote e non protette.

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