Carceri: Roma, oggi ministro Giustizia in visita a Ispettorato cappellani. Don Grimaldi, “occasione per riflettere su esigenza di ‘umanizzare’ questi luoghi di sofferenza”

L’Ufficio dell’Ispettorato dei cappellani delle carceri italiane, questo pomeriggio alle ore 14, riceverà la visita del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, congiuntamente ai sottosegretari alla Giustizia e ai dirigenti generali dell’Amministrazione penitenziaria e della Giustizia minorile. “L’incontro in programma nasce dall’esigenza di poter consolidare un rapporto di amicizia e di collaborazione con i cappellani che operano all’interno degli istituti penitenziari italiani”, spiega l’ispettore generale dei cappellani nelle carceri italiane, don Raffaele Grimaldi.
“La presenza e la visita del ministro è anche un importante occasione per poter riflettere sul disagio che si vive nelle carceri, perché solo ‘umanizzando’ questi luoghi di solitudine e di sofferenza, si può aiutare chi è privato momentaneamente della libertà personale, ad un vero recupero della persona – evidenzia don Grimaldi -. In molti istituti di pena i detenuti lavorano e ricevono il dovuto compenso per la loro opera, ma tutto ciò non basta: occorre offrire, a questo anello debole della società, occasioni di vero recupero e di reinserimento sociale, soprattutto quando varcano le soglie del carcere per la tanto desiderata libertà”.
Per l’ispettore generale, “tendere una mano e donare loro fiducia è certamente un investimento sulla responsabilità di coloro che hanno vissuto la loro vita nella più totale illegalità, e sono consapevoli e bisognosi di risarcire il danno arrecato”, ma “una società che esclude, emargina e scarta è certamente ostaggio di una mentalità prigioniera di un individualismo esasperato, che fa perdere il senso della solidarietà, facendo crescere l’indifferenza e la responsabilità che noi tutti abbiamo verso gli altri”.
Al tempo stesso, il sacerdote rivolge “uno sguardo particolare alle tante vittime della violenza gratuita da parte di coloro che per questa deprecabile azione hanno subito la privazione della libertà”. E “un pensiero va anche a coloro che hanno perso innocentemente i loro cari”: “Proprio a loro vorrei dire di non trasformare la rabbia, la sofferenza che covano dentro di sé in vendetta”.

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