Tubercolosi: Atzori (Cuamm), “rafforzare i servizi sanitari africani e identificare strategie di sostegno per i pazienti e le loro famiglie”

Ogni anno, nel mondo,1,3 milioni di persone muoiono a causa della tubercolosi e 10 milioni di persone si ammalano. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il 23% delle infezioni e oltre il 30% dei decessi globali da Tb si registra in Africa, dove i costi catastrofici della malattia rimangono un problema cruciale per l’accesso alle cure. In occasione della Giornata mondiale della tubercolosi, che ricorre il 24 marzo, l’Oms lancia l’appello “Yes! We can end Tb!” rinnovando l’importanza di mettere in campo un impegno concreto per accelerare i progressi verso la fine dell’epidemia di tubercolosi. Un impegno come quello che Cuamm porta avanti da oltre 70 anni negli ospedali in cui interviene incontrando i malati e diagnosticando la Tb, ma anche lavorando assieme alle comunità locali per contrastare le disuguaglianze nell’accesso alle cure e sensibilizzare la popolazione su una malattia che si può prevenire e curare.
“L’Africa è tra i continenti più colpiti dalla tubercolosi, ma è anche il continente che è cresciuto di più in termini di accesso ai servizi diagnostici e di cura – spiega Andrea Atzori, responsabile Relazioni internazionali del Cuamm -. Un miglioramento che, però, non è sufficiente per far fronte ai ‘costi catastrofici’ che una persona deve affrontare sia per le tempistiche di diagnosi corretta e sia per le spese mediche di farmaci, analisi biomediche, radiologia, consultazioni e ricovero. A tutto ciò si aggiunge il mancato reddito nel periodo di malattia, che invalida le persone, e le spese legate ai lunghi spostamenti necessari per poter accedere ad ospedali e strutture sanitarie”.
Atzori prosegue: “Rafforzare i servizi sanitari africani è essenziale, ma è altrettanto importante identificare delle strategie di sostegno per i pazienti e le loro famiglie riducendo i costi, migliorando l’accesso ai servizi diagnostici, creando programmi di sostegno a livello delle comunità locali e garantendo che le persone affette da tubercolosi non vengano discriminate o stigmatizzate. È necessario quindi affrontare anche i determinanti sociali ed economici, non solo la malattia in sé. Le disuguaglianze nell’accesso alle cure e i costi associati alla diagnosi e al trattamento restano dei problemi cruciali, che devono essere affrontati per combattere efficacemente l’epidemia di Tb con il coinvolgimento di tutti i partner e i di tutti i livelli di cura, dagli ospedali alle comunità”.

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