Diocesi: Milano, mons. Delpini in Consiglio comunale. “In città c’è denaro sporco. L’invasione da respingere non è quella dei profughi ma quella di capitali anonimi”

Si è svolto ieri sera, nell’aula del Consiglio comunale di Milano, l’incontro promosso dalla presidente, Elena Buscemi, in cui sono intervenuti il sindaco Giuseppe Sala, Elena Beccalli, preside della facoltà di Scienze bancarie, dell’Università Cattolica di Milano, i presidenti di cinque tra i principali istituti bancari italiani (Banco Bpm, Bper, Federcasse, Intesa San Paolo e Unicredit) e l’arcivescovo, mons. Mario Delpini. Quattro le immagini usate dall’arcivescovo per identificare il ruolo che in questa fase della vita della città e del Paese sono chiamate ad assumere tanto la politica quanto il sistema bancario: il Consiglio comunale e le banche, ha detto mons. Delpini, sono paragonabili a “sentinelle”, a “custodi”, ad “artigiani della manutenzione” e a “seminatori del futuro”. Sentinelle perché, ha affermato tra l’altro, “in città c’è denaro sporco, denaro che viene da traffici illeciti, denaro che si insinua nelle situazioni di indebitamento che non trovano accesso al credito. […] Forse i milanesi sono indotti dalla cronaca gridata a temere che i profughi, i rifugiati siano l’invasione da respingere, perdendo il senso delle proporzioni e il buon senso della solidarietà. In realtà l’invasione più temibile potrebbe essere quella di capitali anonimi, di quantità di denaro che vengono da chi sa dove e da chi sa che storia ingiusta. La sentinella vigila e domanda: che cosa si propongono coloro che investono a Milano?”. La sentinella, ha aggiunto Delpini, “forse avverte confusi rumori e minacce indecifrate. Ci sono infatti segni inquietanti di un sistema che scricchiola, le diseguaglianze create si rivelano insopportabili. Si annuncia forse il crollo di un sistema”.
Ma il Consiglio comunale e le banche sono istituzioni chiamate anche a “contribuire a custodire la città. […] I custodi devono agire con lo spirito di servizio, perché il patrimonio che devono custodire non è un accumulo di cose, case, capitali, ma un bene relazionale. Perciò il tema delle diseguaglianze, del divaricarsi della forbice tra i ricchi che arricchiscono e i poveri che si impoveriscono è tanto grave”.
Ancora, ha sottolineato mons. Delpini, la politica cittadina e il sistema bancario “sono chiamati all’opera ordinaria, quotidiana, paziente, che si può chiamare ‘artigianato della manutenzione’. Gli artigiani della manutenzione non dimenticano l’orizzonte globale, tanto meno a Milano, ma operano entrando nel particolare”. “Sono quegli uomini e quelle donne, quelle istituzioni e quelle associazioni, quelle presenze vive e creative della società civile che formulano progetti, che presentano proposte, chiedono finanziamenti, partecipano a bandi”.
Infine, ha concluso l’arcivescovo, “nelle responsabilità che ricoprono i membri del Consiglio comunale e i presidenti delle banche non possono limitarsi a uno sguardo sull’immediato: le scelte che si compiono o che non si compiono segnano la vita della città per il tempo che viene”.

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