Ecuador: tensione nel Paese dopo lo scioglimento del Parlamento. Indigeni, “no a dittatura mascherata”

Si continua a respirare un clima di grande tensione in Ecuador, dove ieri il presidente della Repubblica Guillermo Lasso ha sciolto il Parlamento per la situazione di “commozione interna” e “crisi sociale”. In tal modo, il presidente ha impedito al Parlamento di pronunciarsi sulla richiesta di impeachment che lo riguarda.
L’attenzione, ora, è tutta sulla Corte Costituzionale. La Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) ha chiesto ieri che la Corte Costituzionale si pronunci “immediatamente per garantire i diritti democratici del popolo, in seguito allo scioglimento dell’Assemblea Nazionale da parte del Presidente Guillermo Lasso”. Prosegue l’organizzazione, cui si guarda con grande attenzione, per la sua capacità di mobilitazione sociale: “Chiediamo che la Corte Costituzionale si pronunci immediatamente e in conformità con la norma costituzionale in vigore, garantendo i diritti dell’ordine democratico e del popolo ecuadoriano e non permettendo una dittatura mascherata da strumento costituzionale”, ha dichiarato l’organismo in una dichiarazione ufficiale rilasciata dal suo leader, Leónidas Iza. Nel suo intervento, Iza ha sottolineato che Lasso ha decretato la cosiddetta “muerte cruzada” per evitare la sua destituzione da parte dell’Assemblea nazionale e ha descritto l’atto come “un atto di codardia da parte del presidente”. Le Forze armate e la Polizia nazionale dell’Ecuador hanno appoggiato la decisione del presidente Lasso. Non si registrano, al momento, dichiarazioni da parte della Chiesa ecuadoriana, che la scorsa settimana aveva auspicato “un grande accordo nazionale” per fare fronte alle enormi sfide sociali del Paese.

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