Terremoto in Turchia e Siria: 43 Ong, “dopo un mese i finanziamenti non riescono a far fronte alle enormi necessità della popolazione”

“Un mese dopo i devastanti terremoti che hanno colpito la Turchia meridionale e la Siria, la popolazione ha ancora urgente bisogno di aiuto. I due Paesi hanno subito ingenti danni, con le popolazioni sia siriana che turca gravemente colpite dal sisma che hanno bisogno di un sostegno internazionale commisurato alla portata del disastro. Le organizzazioni umanitarie che sostengono le popolazioni più vulnerabili in Siria, sono allarmate per la mancanza di finanziamenti adeguati assegnati alla risposta umanitaria a seguito del disastro del 6 febbraio”. È quanto denunciano oggi 43 Ong in un appello lanciato congiuntamente. Tra i firmatari Oxfam, Save the Children e Un ponte per.
“Secondo le Nazioni Unite, infatti, sono 8,8 milioni le persone colpite dal disastro nella sola Siria e le sovvenzioni sono state ben al di sotto delle crescenti necessità della popolazione”, viene evidenziato, aggiungendo che “non bisogna dimenticare che la Siria vive da oltre 10 anni un conflitto devastante e un’emergenza umanitaria che è stata notevolmente sotto-finanziata mentre i bisogni dei siriani sono aumentati più che in qualsiasi momento del conflitto. Infatti, secondo l’ultima rilevazione, 15,3 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza umanitaria”. “Nonostante ciò, i finanziamenti per la risposta umanitaria in Siria hanno subito dei ritardi”, osservano le 43 Ong che da anni forniscono risposta umanitaria in Siria: “Ora, il Syria Earthquake Flash Appeal ha assicurato solo il 52%, mentre solo un terzo dei 206 milioni di dollari promessi è stato vincolato ai partner ed è disponibile per la risposta”.
“Sulla scia di quanto accaduto, molti governi donatori – viene osservato – hanno risposto mettendo a disposizione fondi per attività di risposta all’emergenza terremoti. Tuttavia, alcuni di questi fondi sono stati spostati da finanziamenti già previsti per la risposta umanitaria in corso in Siria. Questo, ovviamente, lascerà sottofinanziate aree di intervento umanitario che già esistevano e avrà un forte impatto sul nostro rapporto con le comunità locali e sulla fiducia che abbiamo costruito nel corso degli anni”. Per questo, le Ong “esortano i donatori a non limitarsi a reindirizzare questi fondi, ma a fornire risorse aggiuntive e più flessibili per affrontare le enormi mancanze nei servizi in base alle esigenze della popolazione più vulnerabile”. Secondo le organizzazioni, “i donatori devono sforzarsi di porre fine ai finanziamenti a breve termine nella regione e investire invece in una ripresa a lungo termine che fornisca riparo, cibo, acqua e servizi igienici, protezione, assistenza sanitaria, istruzione e opportunità di sostentamento per tutti gli sfollati che nell’ultimo decennio hanno dovuto affrontare un conflitto”. Le Ong “invitano tutte le parti a garantire che gli aiuti al popolo siriano non siano politicizzati” e “chiedono con urgenza un maggiore sostegno internazionale alla risposta al fine di prevenire un ulteriore deterioramento della situazione in Siria. Questo disastro non conosce confini o politica, e nemmeno il sostegno al popolo siriano deve”.

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