Georgia: mons. Pasotto, “la violenza non risolve i problemi”. Ma anche Chiese, Caritas e ong possono finire nella lista degli “agenti stranieri”

Un appello a “non intraprendere la strada della violenza per risolvere le questioni” ma anche ad “ascoltare con rispetto chi ha un pensiero diverso per capire dove c’è una possibilità di dialogo”. A lanciarlo da Tbilisi, è mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini. Tornato ieri sera dall’Italia, il vescovo ha trovato una città in subbuglio. I manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la proposta di legge sugli “agenti stranieri”. Hanno sfondato le barriere poste dalle forze dell’ordine e hanno cercato di irrompere nell’edificio del Parlamento dove il testo è stato approvato in prima lettura. “La manifestazione – racconta Pasotto – è stata grossa ed è andata avanti fino a tardi. La polizia ha già cercato di disperdere i manifestanti con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. Oggi alle tre c’è già un nuovo appuntamento e i manifestanti hanno detto che andranno avanti tutti i giorni finché non tolgono questa legge. Bisogna quindi vedere ora come si evolve la situazione”. Un problema che preoccupa il vescovo è la presenza “tra i manifestanti di persone che si sono infiltrate per creare problemi e provocare”. A preoccupare c’è poi anche il segnale che la legge lancia. “Con questa approvazione – osserva mons. Pasotto – il governo indica una chiara posizione: non vogliamo l’Europa. Un segno molto forte che va al là della legge stessa, perché approvarla significa dire no all’entrata della Georgia in Europa”. Mons. Pasotto ricorda che la Georgia aveva fatto domanda per entrare in Ue ma lo scorso anno è stata lasciata per così dire in “lista d’attesa” mentre sempre nell’ambito dello stesso vertice, i 27 leader dell’Unione europea hanno deciso di concedere all’Ucraina e alla Moldavia lo status di Paesi candidati all’ingresso nell’Ue. Da allora, il governo georgiano ha preso delle decisioni che stanno “avvicinando il paese più verso la Russia che all’Unione Europea” mentre “l’80 per centro della popolazione – rileva Pasotto – aveva votato al Referendum per la Nato e l’Europa”. L’amministratore apostolico si sofferma a parlare della legge. La legge prevede che società non commerciali che ricevono oltre il 20% dei propri finanziamenti da fonti straniere siano registrate come “agenti stranieri”, con possibili limitazioni alle loro attività. Pasotto avverte che anche “le chiese sono a rischio”. E spiega: “Tutte le istituzioni giuridiche quando superano il 20% dei propri finanziamenti da fonti straniere verranno appunto registrate come agenti stranieri, con possibili limitazioni alle loro attività. Anche la nostra Caritas sarà una delle prime ad essere colpite perché quasi tutte le sue entrate provengono dall’estero”. Qualche giorno fa si è riunito il Consiglio delle Religioni che ha votato una Dichiarazione comune in cui esprime tutto il suo dissenso verso il testo della legge. “Il problema per noi – aggiunge Pasotto – non è che la legge faccia o preveda delle eccezioni dove inserire appunto le chiese e gli enti legati alle confessioni religiose. Il problema per noi è l’impostazione stessa della legge, perché se anche tirassero via le chiese, verrebbe comunque meno la libertà degli altri, delle ong, sospettate di essere usate per creare forze anti-governative”. La questione di fondo quindi è garantire un atteggiamento di “rispetto” per quanto le ong, le Chiese e gli enti religiosi fanno per il Paese. È giusto controllare la trasparenza dei finanziamenti”, aggiunge il vescovo. “Ma ci sono già leggi e strumenti che garantiscono questa trasparenza. La nostra Caritas, per esempio, denuncia tutte le entrate, quanto sono, da dove provengono e come sono state utilizzate. Lo Stato ha già tutti i mezzi e gli strumenti per controllare la trasparenza dei fondi. Non c’è assolutamente bisogno di una nuova legge per garantirla”.

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