Cile: Paese ancora una volta spaccato sulla nuova proposta di Costituzione. Il 17 dicembre nuovo plebiscito a rischio “bocciatura”

Avanza in Cile il secondo tentativo di dare al Paese una nuova Costituzione dopo le proteste sociali scoppiate nel 2019, che chiedevano una maggiore uguaglianza sociale, e dopo che la popolazione in un referendum si è pronunciata in favore della scrittura di una nuova Carta.
Con 33 voti a favore e 17 contrari, il Consiglio costituzionale ha dato il via al nuovo testo, che sostituirebbe l’attuale Costituzione di 143 articoli, in origine approvata quando era presidente il generale Augusto Pinochet, e successivamente più volte riformata. Il cammino, però, continua a dividere i cileni che hanno già respinto alle urne un primo progetto di costituzione promosso dalla sinistra. Stavolta è la destra, guidata dal primo oppositore del presidente Gabriel Boric, Juan Antonio Kast, ad avere una netta supremazia nel Consiglio costituzionale, ma il metodo resta simile a quello che già si è rivelato fallimentare, anche se di contenuto contrario.
La proposta, votata lunedì, sarà consegnata il 7 novembre al presidente di sinistra Gabriel Boric, che dovrà convocare un plebiscito il 17 dicembre. Tra i 216 articoli del nuovo testo, ve ne sono alcuni controversi che inaspriscono il trattamento della migrazione irregolare o autorizzano le autorità a dichiarare più rapidamente gli stati di emergenza, in base ai quali i diritti possono essere limitati. Con questa Costituzione, d’altra parte, sarebbe maggiormente tutelato il diritto alla vita fin da concepimento e sarebbe più difficile procedere con una legalizzazione completa dell’aborto. Spariscono molte norme a favore dell’ambiente e dei beni pubblici, che costituivano, invece, una parte importante della precedente proposta. Secondo i sondaggi, anche questo disegno di legge sarà respinto a dicembre. Il sondaggio settimanale Cadem sostiene che i “contrari” raggiungerebbero il 51%, mentre i “favorevoli” il 34%.

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