Sud Sudan: Barsella (Avsi), “tutti sperano che il Papa porti pace e riconciliazione”

“Il processo di pace e riconciliazione in Sud Sudan sta andando avanti. Il gesto di Papa Francesco che nel 2019 si è inginocchiato davanti ai leader sudsudanesi in Vaticano è stato psicologicamente molto forte, anche a livello comunicativo. Ha messo i leader all’angolo per dire che devono essere seri riguardo alle sfide. E ha dato molta forza alla posizione della Chiesa, che ha un grande ruolo nel processo di riconciliazione”. Così Gino Barsella, rappresentante Avsi in Sud Sudan, ha raccontato oggi da Juba, durante un webinar, le attese della popolazione sudsudanese rispetto alla visita apostolica di Papa Francesco, che sarà nel Paese dal 3 al 5 febbraio, dove aver visitato la R.D. Congo. In Sud Sudan abitano 10 milioni di persone, “l’80% in aree rurali, più dell’80% vive con meno due dollari al giorno – ha spiegato Barsella -, il 60% si trova in condizioni di insicurezza alimentare e solo il 10% ha accesso ai servizi sanitari. Il 70% della popolazione è analfabeta, 2,8 milioni di bambini sono fuori dalla scuola L’aspettativa media di vita è di 57 anni. Ci sono molte risorse naturali come oro, coltan, alluminio, marmo, terra fertile, foreste, bestiame, acqua. Il Nord è la parte meno sviluppata del Paese, con conflitti interetnici per terra e risorse. Il Sud è più resiliente ed istruito, anche dal punto di vista della sicurezza. Il governo è ancora composto dalla leadership della guerra civile e ci sono problemi di corruzione. Ma con l’aiuto della comunità internazionale e dei giovani le cose lentamente stanno migliorando”. Metà della popolazione è cattolica e sono tutti in attesa della visita del Papa perché sperano porti “pace e riconciliazione” e aiuti anche nella lotta alle discriminazioni di genere. “La Chiesa è molto coinvolta su questo tema – ha precisato Barsella -. Molte ragazze sono fuggite dalle famiglie che vogliono imporre matrimoni forzati. Vengono aiutate e hanno la possibilità di concludere gli studi”. Il viaggio avrà una forte componente ecumenica, che in Sud Sudan “è una dimensione buona e naturale. I leader cristiani sostengono insieme il processo di pace. I cristiani sono stati sempre uniti nelle sfide, la guerra civile non è mai stata una guerra religiosa ma una guerra politica ed economica”.

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