Diocesi: mons. Corazza (Forlì), “il pellegrinaggio in Terra Santa aiuta a dare un senso al nostro cammino terreno”

“Il pellegrinaggio in Terra Santa (ma tutta la terra è santa, creata da Dio e abitata dal Figlio) è il pellegrinaggio più importante per un cristiano! Una volta nella vita bisogna farlo. È uno dei più bei regali che si possano fare ai figli o ai nipoti! Lo consiglio a tutti, anche ai diversamente credenti”. Lo scrive il vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Livio Corazza, nel suo editoriale pubblicato dal settimanale diocesano “il Momento”.  “Vedere e toccare i luoghi sui quali Gesù ha posato il suo sguardo, le strade che ha percorso, dove è nato e vissuto, ha guarito e salvato, dove è morto e, soprattutto, è risorto, aiuta a leggere i Vangeli con una diversa profondità – osserva il presule -. E può cambiare la vita”.
Secondo mons. Corazza, “è il pellegrinaggio che incoraggia a cercare la presenza di Cristo nella nostra storia”. “Aiuta a dare un senso al nostro cammino terreno. Le parole degli angeli non mi hanno consentito di fare il turista o di fermarmi solo a guardare al passato: Cristo è risorto ed è vivo, non è più nella tomba. Dove lo incontro? Siamo nel cuore del messaggio cristiano; è il punto di svolta per ognuno che si soffermi di fronte al mistero di Cristo. Se non lo trovo nella tomba del Santo Sepolcro, dove lo trovo?”, si chiede il vescovo. Ed ecco la risposta: “nella gioia dei ragazzi dei centri estivi che hanno ripreso ad incontrarsi con spensieratezza e giocare insieme, pieni di vita, nel Monastero del Corpus Domini, fra i profughi dell’Ucraina, fra le mamme e i loro figli ancora spauriti, vittime dell’assurdità di questa guerra, come di ogni guerra”. La consapevolezza su cui si sofferma mons. Corazza è che “Cristo è vivo e ci tiene vivi! Cristo è vivo nelle nostre famiglie dove c’è amore, nelle nostre comunità dove si sperimenta l’ospitalità sincera”. “Lui non è lontano dalla vita, è vita inesauribile di compassione. Non è più nella tomba vuota del Santo Sepolcro. Non è sparito, cammina insieme a noi. Fa bene chi decide di andare a Gerusalemme e colui che, poi, decide di ritornare nella vita di tutti i giorni con cuore e occhi nuovi, in un tempo in cui sembra che prevalga troppo spesso la morte sulla vita”.

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